"Non dovrebbero strumentalizzare per ragioni politiche un capo di abbigliamento, io ho creato il burkini in modo che potessimo integrarci in Australia più facilmente". E' questo il monito che dall'Australia Aheda Zanetti lancia all'Europa, dove in queste settimane imperversa il dibattito sul burkini, dopo i divieti scattati su alcune spiagge francesi.
Un dibattito che sta facendo, sottolinea la creatrice, impennare le vendite del costume da bagno - che già nel nome evoca l'impossibile crasi tra la donna in bikini e quella in burka - anche nella stessa Francia.
"Il corpo di una donna musulmana è sempre politicizzato, non importa se sia coperto o no", aggiunge la stilista australiana di origine libanese che, nel 2004, ha realizzato il costume da bagno che copre l'intero corpo, compreso un cappuccio hijab, e permette così alle donne osservanti musulmane di non rinunciare a spiagge o piscine pubbliche. Una possibilità che, sottolinea la stilista, verrebbe loro negata dal divieto di indossare il burkini.
Zanetti ha creato un'intera linea di abbigliamento sportivo di donne musulmane e ha firmato, tra l'altro, la divisa della squadra di calcio femminile dell'Afghanistan.
L'idea, racconta, le è venuta guardando la nipote che giocava a pallacanestro: "Indossava dei pantaloni lunghi sotto i suoi short, sembravano molto scomodi e caldi; volevo comprarle dei capi di abbigliamento moderni, ma non trovavo nulla".
Così ha deciso di cucire da sola una divisa sportiva per la nipote, ricevendo subito ordini da parenti e amiche. Poi è venuta l'idea del burkini, realizzato in Lycra ed è nata "Ahida", il suo marchio che produce abbigliamento sportivo per donne islamiche in tessuti tecnici.
E per il suo marchio gli attacchi e i divieti al burkini stanno avendo il risultato opposto di una grandissima campagna pubblicitaria gratuita, con un boom di vendite online: "Stiamo producendo più che mai - spiega Zanetti - in Francia le vendite solo salite del 30-40% negli ultimi 3 mesi, in Germania abbiamo dovuto cambiare il sistema di consegna per poter fronteggiare l'aumento delle vendite online".
E a chi afferma che questo costume è il simbolo della costrizione della donna nella società musulmana, Zanetti replica: "Quando ero giovane, queste cose non esistevano, noi indossavamo abiti di cotone e rimanevamo sedute sulla spiaggia, ci era vietato nuotare in piscina. Ora il burkini ha dato alle donne musulmane potere e libertà e ora vogliono togliercelo. Sembra che si tratti solo di un costume da bagno - conclude - ma per molte c'è in gioco molto di più".