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Florida, strage in un club gay: 50 morti

AFP PHOTO / Laura Buckman - AFP
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12 giugno 2016 | 10.59
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Entra in un night club gay, il 'Pulse' di Orlando, in Florida, e spara all'impazzata prima di essere ucciso dalle forze dell'ordine. L'aggressore, un cittadino americano di origini afghane, "è morto" ha reso noto la polizia di Orlando su Twitter, poco dopo aver comunicato che la sparatoria è iniziata alle due di notte, le otto in Italia.

Sono 50 le persone rimaste uccise nella discoteca. Lo ha reso noto il sindaco della città della Florida, Buddy Dyer, che ha precisato che sono 53 i feriti. Il primo cittadino ha dichiarato lo Stato di emergenza nella città dopo l'attacco che ha provocato la strage con il maggior numero di vittime che si è avuta negli Stati Uniti in almeno 30 anni.

Sia il sindaco che il capo della polizia hanno sottolineato come sia complesse e delicate le operazioni di identificazione delle vittime. L'agente dell'Fbi non ha voluto confermare la notizia diffusa dai media americani sull'identificazione dell'assalitore e ha sottolineato che si sta valutando se debba essere la strage debba essere indagata come atto terroristico o "crimine d'odio" dal momento che è l'obiettivo era una discoteca gay.

L'agente federale, nella precedente conferenza stampa, era stato invece più pronto a parlare di elementi che potevano indicare collegamenti tra l'assalitore e il terrorismo islamico. Alan Grayson, deputato democratico eletto ad Orlando, ha confermato che l'aggressore era Omar Mateen, 29enne di Port St. Lucie, e ha parlato di "crimine d'odio".

Nella conferenza la polizia ha definito la sparatoria un "attacco terroristico", senza precisare di quale natura. Uno sceriffo locale ha parlato di "terrorismo interno". Ma "è stato un attacco ben organizzato e preparato" ha detto il capo della polizia, aggiungendo che si è concluso quando sono intervenute le squadre Swat che hanno neutralizzato, uccidendolo.

L'agente federale che ha partecipato alla conferenza stampa ha aggiunto che si deve determinare se l'aggressore era "un lupo solitario" o era legato ad un gruppo estremista. Rispondendo ad una domanda riguardo al fatto che l'aggressore potesse avere contatti con l'estremismo islamico, l'agente Ronald Hoppe dell'Fbi ha risposto: "Abbiamo indicazioni che questo individuo potesse avere inclinazioni nei confronti di questa particolare ideologia". Ma ha aggiunto che queste indicazioni devono essere ancora verificate e confermate.

"Rivolgo un appello a chiunque della comunità possa avere informazioni affinché si faccia avanti per aiutare le indagini dell'Fbi". E' questo l'appello rivolto da un imam della città di Orlando che è intervenuto nella conferenza stampa e ha anche esortato i media a non fare facile sensazionalismo. "Abbiamo tutti il cuore infranto, non è il momento per fare sensazionalismo", ha aggiunto.

Durante l'assalto le autorità di Orlando avevano immediatamente invitato i residenti a stare lontano dalla zona e a non chiamare i loro uffici. Nel locale, considerato tra i più 'hot' della città, si svolgeva una serata "Latin flavor".

"Le persone che erano sulla pista e al bar si sono tutte buttate per terra e noi che eravamo vicini all'uscita posteriore siamo riusciti a scappare", ha scritto sulla sua pagina Facebook Ricardo Negron Almodovar. Anche Anthony Torres è riuscito a scappare insieme ai suoi amici: "Gli spari non sembravano di una normale pistola, erano a ripetizione e non si fermavano", ha raccontato.

Le riprese video condivise sui social media hanno mostrato decine di mezzi di soccorso e i feriti sui marciapiedi. Un uomo, che si trovava all'interno del club, ha riferito che di aver sentito la gente gridare e che nella discoteca c'erano diversi morti. Di oltre 20 vittime aveva parlato anche Stewart Moore, giornalista di una tv locale, spiegando che l'assalitore era barricato dentro la discoteca con alcuni ostaggi e si temeva che potesse avere con sé una bomba.

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