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Caso Regeni, Palazzo Chigi: "Ci accontenteremo solo della verità"

La rabbia dei genitori: "Governo reagisca a depistaggio autorità egiziane"

Il passaporto e il tesserino universitario di Giulio Regeni trovati dalla polizia egiziana (fonte Facebook /Moiegy)
Il passaporto e il tesserino universitario di Giulio Regeni trovati dalla polizia egiziana (fonte Facebook /Moiegy)
25 marzo 2016 | 07.39
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L'Italia non si accontenterà mai di niente di meno che la verità, di tutta la verità, in merito alla vicenda di Giulio Regeni. E' quanto si apprende da fonti di palazzo Chigi che fa saper come nell'arco della giornata siano stati continui e diretti i contatti del presidente del Consiglio Matteo Renzi con la famiglia del giovane italiano.

"Siamo feriti ed amareggiati dall'ennesimo tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane sulla barbara uccisione di nostro figlio Giulio che, esattamente due mesi fa, veniva rapito al Cairo e poi fatto ritrovare cadavere dopo otto giorni di tortura". Queste le parole della mamma e del papà di del ricercatore ucciso in Egitto, a proposito degli ultimi "elementi finora comunicati dalla procura egiziana al team di investigatori italiani, presenti al Cairo" che, ha dichiarato il procuratore della Capitale Giuseppe Pignatone, vengono definiti dalla stessa procura di Roma "non idonei a far chiarezza" sulla morte del ragazzo.

Cairo, l'indagine continua - Il ministero dell'Interno egiziano annuncia in una nota che "proseguono le indagini, avviate ieri sera da parte della Procura generale di Shubra El-Khaimah nei confronti della sorella e della moglie di Tarek Saad Abdel-Fattah, uno dei membri della banda criminale, ucciso ieri con il cognato". L'inchiesta, si legge, va avanti nell'ambito "delle indagini per rivelare le circostanze della morte del giovane italiano Giulio Regeni ". La nota precisa che durante la "perquisizione dell'appartamento di Tarek Saad Abdel-Fattah", nel governatorato di Qalyoubiya (a nord del Cairo), è stato trovato "un tesserino falso del ministero dell'Interno su cui compare la foto di Abdel-Fattah e un tesserino falso da investigatore privato, rilasciato dal Dipartimento della pubblica sicurezza". Secondo il ministero degli Interni egiziano, i documenti si trovavano in "una borsa rossa con sopra la bandiera italiana" in un appartamento a Qalyoubiya a nord del Cairo, di proprietà della sorella di uno dei membri della banda, il 52enne Tarek Saad che, secondo le autorità, era dedita al sequestro di stranieri. La moglie, interrogata, ha sostenuto che la borsa rossa appartiene al marito.

Governo determinato a fare luce sulla vicenda - Fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che il governo segue da vicino gli sviluppi della vicenda Regeni, affinché le indagini in corso facciano piena, totale luce, senza ombre o aloni, sulla morte del giovane ricercatore italiano.

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