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Turchia abbatte jet russo, Putin: "Pugnalata alle spalle". Giallo sulla sorte dei piloti

Obama: Ankara ha il diritto di difendere il suo spazio aereo

(Fermo immagine dalla tv Haber Turk)
(Fermo immagine dalla tv Haber Turk)
24 novembre 2015 | 09.19
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Un caccia russo è stato abbattuto dalle forze turche sulle montagne di Jabal al-Turkoman, vicino a Latakia e al confine tra Siria e Turchia. Il ministero della Difesa russo ha precisato che l'aereo da guerra, un Su-24, è stato colpito mentre si trovava nello spazio aereo siriano a seimila metri di altitudine e non in quello turco. Diversa la versione delle forze armate di Ankara, secondo le quali il caccia è stato avvertito di aver sconfinato per ben dieci volte in cinque minuti prima di essere colpito e l'abbattimento è avvenuto solo dopo che aveva dimostrato di non ascoltare gli avvertimenti.

PILOTI - A bordo del Su-24 c'erano due piloti. Secondo le informazioni preliminari raccolte dallo stato maggiore russo, di cui ha dato notizia l'agenzia Ria Novosti, uno dei due è stato ucciso da un colpo sparato da terra mentre scendeva in paracadute. Un elicottero, inoltre, è stato attaccato mentre era impegnato in una missione di recupero dei piloti. Un membro dell'equipaggio è stato ucciso e l'elicottero rimasto danneggiato.

L'agenzia turca Dogan ha riferito che i ribelli turkmeni hanno annunciato di aver ucciso entrambi i piliti. In precedenza, invece, i ribelli arabi della Decima Brigata, che fa parte dell'Esercito siriano libero, avevano hanno annunciato sui social media di aver ucciso uno solo dei piloti all'interno di una "zona liberata", prima che raggiungesse il territorio controllato dal regime. Secondo i quotidiani Hurriyet e Zaman, invece, i due militari russi sarebbero vivi e sarebbero in corso sforzi per farli arrivare in Turchia. L'intelligence turca, in particolare, è in contatto con gruppi ribelli siriani.

Il presidente russo Vladimir Putin ha definito l'episodio "una pugnalata alle spalle condotta dai complici dei terroristi". L'aereo, ha sottolineato il leader del Cremlino, si trovava in Siria ad un chilometro dal confine turco e "non era una minaccia" per la sicurezza nazionale turca. "Analizzeremo tutto, il tragico evento di oggi avrà conseguenze significative, anche per le relazioni tra la Russia e la Turchia" ha aggiunto Putin, ricordando che "la Turchia è sempre stata trattata come un Paese amico".

"Non so chi abbia interesse in quello che è successo oggi - ha continuato il leader del Cremlino - certamente non noi. E invece di mettersi immediatamente in contatto con noi, per quanto ne sappiamo la parte turca si è rivolta immediatamente ai suoi partner della Nato per discutere l'incidente, come se noi avessimo abbattuto un loro aereo e non loro il nostro".

E ancora Putin ha denunciato: " Il nostro aereo è stato abbattuto sul territorio siriano, con un missile aria-aria sparato da un F16 turco ed è caduto in territorio siriano, a quattro chilometri dalla Turchia. Né i nostri piloti né il nostro caccia hanno minacciato il territorio turco, questo è ovvio, stavano combattendo i terroristi nelle aree settentrionali intorno a Latakia, dove si trovano i militanti, per lo più gente proveniente dalla Russia, e stanno facendo il loro compito, per assicurarsi che queste persone non tornassero in Russia. Si tratta chiaramente di terroristi internazionali".

Dopo l'abbattimento dell'aereo militare russo è stata decisa una riunione straordinaria del Consiglio della Nato. L'obiettivo di questa riunione straordinaria è "permettere alla Turchia di informare i propri alleati sull'abbattimento dell'aereo russo", ha spiegato la portavoce dell'Alleanza atlantica Carmen Romero, che ha spiegato che il Consiglio si riunisce su richiesta di Ankara.

I rapporti tra Turchia e Russia sono entrati in uno stato critico a causa delle ripetute violazioni dello spazio aereo turco da parte di velivoli russi da quando Mosca ha iniziato a bombardare in Siria, il 30 settembre, su richiesta del presidente Bashar al-Assad. Proprio domani è previsto l'arrivo in Turchia del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov con l'obiettivo di migliorare le relazioni diplomatiche tra Mosca e Ankara e rafforzare la lotta comune contro il sedicente Stato islamico (Is).

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