Il Parlamento di Atene è riunito per discutere la proposta di referendum da tenere il 5 luglio sull'ultima proposta dei creditori fatta dal premier Alexis Tsipras dopo aver detto "no a ultimatum e ricatti" al termine del vertice Ue.
"La questione che sarà posta è sapere se dobbiamo accettare o respingere la proposta dei creditori", ha spiegato questa notte Tsipras in un discorso televisivo, in cui ha accusato i creditori di voler umiliare l'intero popolo greco. Il leader di Syriza ha spiegato di essere stato costretto a indire il referendum perché "dopo cinque mesi di duri negoziati, i nostri partner hanno concluso con una proposta che non è altro che un ultimatum alla democrazia greca e ai greci. Un ultimatum che è in contrasto con le regole europee e il diritto essenziale al lavoro, all'equità e alla dignità".
Tsipras ha poi detto di aver chiesto ai leader di Francia e Germania e a Mario Draghi "di estendere l'attuale scadenza del debito di qualche giorno perché si possa svolgere il referendum" il cui esito si è impegnato a "rispettare, qualunque esso sia".
E dopo l'annuncio lunghe code si sono formate oggi davanti agli sportelli bancomat. Nella centrale piazza Colonaki di Atene, davanti alla sede della Banca nazionale di Grecia, circa 40 persone aspettavano il loro turno per prelevare denaro. Stessa scena in altre città, dove alcuni sportelli sono rimasti a corto di denaro per la continua affluenza. Molti greci, commentano gli analisti, temono evidentemente che al di là del risultato della consultazione fissata per il 5 luglio il paese finisca per uscire dall'Euro.
Tsipras è "un irresponsabile" e con la sua decisione di convocare un referendum sull'ultima proposta dei creditori ha portato il Paese "all'impasse totale". Il durissimo atto d'accusa è arrivato dall'ex premier e leader conservatore Antonis Samaras, secondo cui il suo successore ha imboccato una strada senza uscita, "tra un accordo inaccettabile e l'uscirta dall'Europa". Per Samaras, Tsipras "è debole e e irresponsabile", ha isolato il Paese dall'Europa e ha diviso il popolo greco.
Il referendum che Alexis Tsipras ha proposto, dopo cinque mesi di trattative, è un tentativo di "spostare sul popolo il fallimento dei suoi negoziati". Così l'ex premier socialista greco George Papandreou ha commentato l'annuncio del leader di Syriza, sottolineando come la sua proposta "non abbia nulla a che vedere con quella fatta da lui nel 2011".
Allora, Papandreou propose una consultazione popolare per chiedere l'approvazione del secondo piano di salvataggio greco, che prevedeva una riduzione del 50% del debito detenuto dai privati, "la più alta riduzione del debito della storia, di cui volevo rendere partecipe il popolo". Ma, su pressione dei leader europei al G20 di Cannes nel novembre di quattro anni fa, fu costretto a rinunciarvi. Lo stesso Tsipras in quell'occasione, ha ricordato l'ex premier, definì il referendum "un azzardo che avrebbe portato al fallimento". Ora, lo propone lui , cercando di "farsi scudo con il popolo greco delle sue responsabilità", accusa Papandreou, "nel migliore dei casi questa non è solo una fuga, ma anche codardia".
"Il governo - ha concluso l'ex premier in una dichiarazione - non può sperare che sia possibile nascondere la disperazione in una settimana di vergogna per la democrazia".