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Terrorismo: la guerra 'virtuale' Usa, dai video shock alle campagne di sms

Dopo il clamore e il dibattito suscitato da "Welcome to Is Land", titolo provocatorio dello spot con le immagini atroci, raccapriccianti dei crimini commessi dall'Is, diventato virale nei mesi scorsi, la speciale unità del dipartimento di Stato che combatte il terrorismo sui social media ha cambiato capo e strategie

(Foto W.Post)
(Foto W.Post)
09 maggio 2015 | 14.58
LETTURA: 3 minuti

Avevano fatto discutere la scorsa estate le immagini atroci - esecuzioni con un colpo di pistola alla tempia di prigionieri inginocchiati, teste decapitate, corpi di uomini crocifissi in una pubblica piazza - di un video messo online dall'amministrazione americana per combattere lo Stato Islamico con le sue stesse armi, montando ad effetto i 'frame' più raccapriccianti dei crimini commessi dall'Is con il titolo provocatorio di "Welcome to Isis Land".

Il video, realizzato dalla speciale unità anti-terrorismo del dipartimento di Stato che si occupa appunto della comunicazione attraverso i nuovi medie, era diventato un breve tempo un fenomeno virale, con oltre 840mila visualizzazioni su Youtube. Aveva provocando parecchia irritazione al gruppo terroristico preso di mira, ma anche un dibattito tra chi si chiede fino a dove gli Stati Uniti si possano spingere nell'inseguire il nemico nella guerra di immagini online.

E forse non a caso negli ultimi mesi, l'amministrazione Obama ha scelto un altro approccio, sostituito il capo dell'unità e creato una nuova, la Information Coordination Cell, che si prepara a reclutare ambasciate, vertici militari ed alleati nella regione ad una campagna di sms con fatti e informazioni, i cosidetti "Terror Facts", per smascherare tutti i miti con cui l'Is cerca nuove reclute, specialmente in Occidente.

Intervistato dal Washington Post, Alberto Fernandez, il 57enne diplomatico che fino a qualche mese fa guidava il Center for Strategic Counterterrorism Communications - questo il nome dell'unità che ha il sostegno diretto del presidente Obama, l'aiuto della Cia, e squadre di esperti di social media che parlano arabo, urdui e somalo - ha spiegato che il centro funzionava come "la 'war room' di una campagna politica, con spot di attacco, ricerche di informazioni per danneggiare l'avversario".

Ed in questa filosofia che l'estate scorsa è nato il video in cui manipolano immagini dei patinati video di propaganda che l'Is usa per reclutare giovani occidentali alla jihad per "mandare un messaggio che in verità si tratta di una cosa sporca, squallida e senza valore". "Run don't walk to Isis Land", Vai via, non entrare nella terra dell'Is, concludeva infatti lo speaker del video.

Mentre ora Rashad Hussain, il 36enne ex consigliere della Casa Bianca che ora è stato chiamato alla guida del Center, intende puntare di più sui fatti, documenti recuperati sul campo di battaglia, e le testimonianze di chi possa smascherare l'ipocrisia dell'Is, come per esempio gli ex combattenti. "Se amplificati in modo giusto, noi crediamo che i fatti parlino da soli", ha detto.

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