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L'ambasciata italiana a Tripoli: "Lasciate subito la Libia"

L'appello ai connazionale per il deterioramento delle condizioni di sicurezza nel Paese. Le forze Is conquistano Sirte: in onda su una radio locale controllata il sermone di al-Baghdadi. L'Egitto annuncia un piano per evacuare i suoi cittadini

Tripoli (Xinhua)
Tripoli (Xinhua)
13 febbraio 2015 | 16.39
LETTURA: 4 minuti

L'ambasciata italiana a Tripoli ha dato indicazione ai connazionali presenti in Libia di lasciare "temporaneamente" il Paese. Lo confermano fonti diplomatiche all'Adnkronos ricordando che l'invito era già stato diffuso sul sito Viaggiare Sicuri con una nota pubblicata il 1 febbraio nella quale si affermava che: "a fronte del progressivo deterioramento della situazione di sicurezza in Libia e degli scontri che stanno interessando in Paese, si ribadisce il pressante invito ai connazionali a non recarsi in Libia e a quelli tuttora presenti a lasciare temporaneamente il Paese".

L'organizzazione dello Stato islamico (Is) ha infatti preso il controllo la notte scorsa di alcune radio locali nella città libica di Sirte, 450 chilometri a ovest di Tripoli. E' quanto affermano gli attivisti e i siti di notizie locali, secondo cui l'Is avrebbe trasmesso da quelle emittenti i discorsi del suo autoproclamato emiro, Abu Bakr al-Baghdadi, e quelli del suo portavoce, Abu Muhammad al-Adnani.

"Radio Sirte, radio Macmadas e Al-Turathiya hanno diffuso un discorso di Baghdadi nel quale ordina alla popolazione di Sirte di sottomettersi", hanno riferito i media locali. Secondo alcuni attivisti, questo discorso è estratto dal 'sermone' con cui Baghdadi annunciava la nascita del califfato alcuni mesi fa, e non è stato scritto specificatamente per la popolazione di Sirte.

Gli attivisti riferiscono inoltre sui social network che alcune radio locali hanno trasmesso il Corano salmodiato e inni allo Stato islamico. In precedenza, l'Is aveva chiuso l'Ufficio passaporti di Sirte impadronendosi dei timbri e delle apparecchiature, intimando ai dipendenti di "pentirsi" per non essere accusati di apostasia.

Due giorni fa, l'ex premier libico Ali Zeidan, che vive in Europa da quando, lo scorso anno, il suo governo è stato sfiduciato dal parlamento, ha affermato che la presenza dell'Is va rafforzandosi in tutta la Libia e in particolare lungo la costa del Mediterraneo. In un'intervista al Times, l'ex premier ha affermato che la fascia costiera del paese africano entro "un mese o due mesi" potrebbe essere completamente in mano ai jihadisti.

"Stanno crescendo - diceva Zeidan, riferendosi ai militanti dell'Is - Sono dappertutto". La loro presenza, secondo l'ex premier, si rafforza in alcune delle città principali della Libia, dove reclutano combattenti di gruppi islamici rivali. Zeidan si è quindi detto "preoccupato" che l'Is sia vicino ad attestarsi lungo le coste del Mediterraneo. "Se lasciamo così la situazione per un mese o due mesi ancora - ha ancora detto - non credo che possiamo più controllarla. Ci sarà una grande guerra nel paese e arriverà anche in Europa".

Anche il governo del Cairo ha messo a punto un piano per evacuare i cittadini egiziani dalla Libia. Il presidente Abdul Fattah al-Sisi, citato dai media ufficiali, ha annunciato che i suoi connazionali potranno lasciare il paese attraverso un ponte aereo. Le parole di al-Sisi seguono la pubblicazione da parte dei jihadisti dello Stato islamico (Is) sul loro magazine 'Dabiq' delle foto di 21 egiziani copti rapiti a Sirte, in Libia, tra dicembre e gennaio.

In una nota diffusa dall'ufficio presidenziale egiziano è precisato quindi che è stata istituita una commissione speciale per fare piena luce sulla vicenda dei cristiani rapiti. Oggi, intanto, al Cairo i familiari dei 21 ostaggi hanno manifestato accusando il governo di non fare abbastanza per la loro liberazione.

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