Il cattivo gusto non manca: c'è anche la sveglia con le foto dei 12 morti al posto delle ore. Alcuni gadget sono stati ritirati dopo le proteste su Internet. Vecchie copie del settimanale messe all'asta su e-bay anche per un milione di euro.
Dalle magliette, le tazze e perfino i preservativi. Il fortunato slogan "Je suis Charlie" che ha segnato la riscossa morale della Francia contro il terrorismo, viene anche sfruttato commercialmente da persone senza scrupoli. E su Internet c'è già chi cerca di mettere in vendita con prezzi fino a 300 euro il numero di Charle Hebdo andato esaurito nelle edicole, mentre nei giorni scorsi, denuncia oggi Liberation, c'è anche chi ha messo all'asta per un milione di euro il numero con la copertina "Charia Hebdo", la cui pubblicazione costò un attacco incendiario alla sede del giornale nel novembre 2011.
Joachim Roncin, il direttore artistico del periodico Stylist che ha inventato su Twitter "Je suis Charlie", aveva dichiarato che l'uso del suo slogan è del tutto libero ma aveva chiesto di evitarne lo sfruttamento commerciale. Coerentemente, l'Istituto nazionale della proprietà industriale francese ha respinto una cinquantina di richieste di registrare il marchio "je suis Charlie". La prima era stata depositata da una società che produce bilance e astucci per occhiali.
Ma intanto l'offerta di gadget ha cominciato a dilagare, senza limiti al cattivo gusto, dalla scimmietta di pezza con una maglietta rosa con la scritta Je suis Charlie, alla sveglia con i volti dei 12 uccisi al posto delle ore, passando per magliette, tazze, borse e cappellini. Esiste anche un preservativo "Je suis Charlie" venduto a 2 euro. Il produttore, contattato da Liberation, si è difeso dicendo che tutto il ricavato andrà al giornale.
Lo sfruttamento commerciale non è però piaciuto a molti internauti. Alcuni siti hanno dovuto interrompere la vendita di gadget in seguito alle proteste. Incredibile la vicenda di un misterioso sito apparso la settimana scorsa su Internet con una mezzaluna luna islamica e un conto alla rovescia fino alla marcia repubblicana di domenica, che si è poi rivelato essere una pubblicità per un'agenzia di marketing.