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Iraq, i cristiani tornano a Mosul: “Più sicuri con i jihadisti che con Maliki”

Il racconto ad Aki: “Meglio adesso che prima: la situazione in città è molto più tranquilla e a noi interessa vivere in pace”. Obama invia 275 soldati per la sicurezza dell’ambasciata a Baghdad

(Xinhua)
(Xinhua)
17 giugno 2014 | 14.26
LETTURA: 3 minuti

Si sentono più sicuri ora che Mosul è nelle mani dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) piuttosto che quando a governare sulla città nel nord dell’Iraq era direttamente il governo centrale dello sciita Nuri al-Maliki. Sono i cristiani di Mosul che, dopo essere fuggiti martedì all’arrivo degli estremisti sunniti, stanno ora facendo ritorno alle proprie case. “Quasi un quarto delle famiglie cristiane è tornato a Mosul - racconta uno di loro ad Aki - Adnkronos International - Alcuni fanno i pendolari tra Mosul e i villaggi cristiani nei dintorni, ma è in aumento il numero dei cristiani che stanno rientrando stabilmente’’. E questo perché, dicono dal terreno, “la situazione è molto più tranquilla rispetto a com’era prima dell’intervento dell’Isil, quando la città dipendeva dal governo centrale di Baghdad’’. A Mosul è “anche migliorato il rifornimento di servizi, quali luce e acqua, ora garantito a tutti, mentre prima si registravano diverse interruzioni - ha constatato un cittadino iracheno di fede cristiana rientrato in città dopo una fuga di tre giorni in Kurdistan - Migliorata anche la circolazione, con tutte le strade aperte alle auto, mentre in precedenza si registrava la presenza di numerosi posti di blocco istituti dalle forze della sicurezza irachena’’.

Sul piano della sicurezza, le famiglie cristiane a Mosul raccontano che “i jihadisti promettono sicurezza e quando vedono famiglie che vogliono lasciare la città li invitano a restare. Lasciano i loro numeri di telefono invitando chi avesse bisogno di protezione a chiamare, dicendosi pronti a intervenire direttamente’’. Inoltre, raccontano, “questi sunniti ci hanno spiegato di non essere terroristi legati ad al-Qaeda, ma di essere a favore del popolo e intenzionati a garantire la sicurezza’’.

Per quanto riguarda l’imposizione della Sharia (la legge islamica) a Mosul da parte dell’Isil, al momento i cristiani non confermano. “Al momento non c’è nulla di ufficiale e comunque è meglio vivere in pace, anche se per questo dobbiamo modificare un po’ la nostra condotta, anche se le donne dovranno uscire con il capo coperto... la vita è più importante’’ dicono i cristiani. Lo sguardo va ai cristiani che vivono in Iran “che dal 1979 devono sottostare a queste regole islamiche. Ciò che è importante è vivere in pace’’.

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