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Studenti bruciano manichini Salvini e Di Maio

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12 ottobre 2018 | 07.37
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Primo sciopero generale della scuola indetto dagli studenti in tutta Italia. Sciopero proclamato dall'Unione degli Studenti, che annuncia ulteriori mobilitazioni nei prossimi mesi per ottenere un cambiamento concreto della scuola.

A Torino, davanti alla prefettura, durante il corteo sono stati bruciati manichini raffiguranti i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Inoltre, sui lampioni di piazza, affisse alcune foto imbrattate di vernice rossa.

A Roma, davanti al Miur, è stata anche bruciata una  telecamera di cartone appoggiata su alcuni mattoni per protesta contro il decreto scuole sicure.

SALVINI - Sull'episodio di Torino interviene il ministro dell'Interno: "E poi saremmo io e la Lega a 'seminare odio'. Questi 'democratici' studenti, coccolati dai centro a-sociali e da qualche professore, avrebbero bisogno di molte ore di educazione civica a scuola e magari di più attenzione da parte dei genitori - scrive il vicepremier su Facebook -. Forse capirebbero che bruciare in piazza il manichino di Salvini, e di chiunque altro, o appenderne ai lampioni le immagini è una cosa schifosa. Per ora sono stati identificati e denunciati. Ma, si sa, per loro è sempre #colpadiSalvini".

DI MAIO - Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio ha invece rivolto un appello agli studenti: "Venite qui, parliamoci, costruiamo insieme una nuova scuola", scrive il vicepremier, che su Fb premette che "le manifestazioni si devono fare sempre, so bene quale è il valore di una pressione sociale pacifica, ho fatto il rappresentante degli studenti per cinque anni".

Rivolgendosi agli studenti il ministro precisa che "non è vero che tagliamo per la scuola e l'università" una notizia che "sta girando da giorni su tutti i giornali: io non voglio che ci dividano i giornali vediamoci per un confronto e parliamone".

L'unica cosa, spiega il ministro, è "siccome c'erano soldi che non si spendevano per l'alternanza scuola-lavoro, perchè molti dirigenti e docenti si rifiutavano di mandare gli studenti a friggere le patatine da McDonalds e fare finta di fare alternanza scuola-lavoro, abbiamo preso una parte di quei soldi che non si spendevano e abbiamo scongiurato l'abbassamento degli stipendi agli insegnanti, una cosa che voleva fare il precedente governo".

I MOTIVI DELLA PROTESTA - Sul fronte della protesta, intanto, Rete della Conoscenza, Uds e Link (associazioni promotori dei cortei) spiegano perché sono scesi in piazza: "In Italia il diritto allo studio non è garantito, nella manovra manca un cambiamento reale per i giovani. Scuole e università saranno in stato di agitazione permanente".

"Subiamo l'ingiustizia quotidiana di costi economici insostenibili per studiare. La manovra finanziaria annunciata dal Governo ignora i problemi degli studenti, non prevede maggiori risorse per il diritto allo studio né per la qualità della formazione o per la ricerca. Da Nord a Sud, saremo in stato di agitazione permanente nelle scuole e nelle università finché non avremo risposte concrete dal Governo nazionale mentre, ad oggi, Bussetti rifiuta di incontrare le rappresentanze studentesche" dichiara Giacomo Cossu, coordinatore nazionale di Rete della Conoscenza.

"Questo non è cambiamento - prosegue Cossu - vediamo infatti il maggior deficit previsto viene utilizzato per condoni agli evasori fiscali e per tagliare le tasse ai più ricchi. Per noi giovani mancano le risorse e mancano provvedimenti concreti per contrastare la precarietà nel mercato del lavoro. Il 'cambiamento' tanto propagandato sembra in netta continuità per il passato, perché é assente un progetto di rilancio dello sviluppo sostenibile per il nostro Paese".

"Nessuna delle promesse fatte in campagna elettorale verrà mantenuta: nessuna abolizione della legge 107 e nessun superamento dell’alternanza scuola-lavoro, solo provvedimenti che peggioreranno la condizione degli studenti. La riduzione delle ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro non risolve alla radice la necessità di una totale riforma del sistema didattico e crea ulteriore discriminazione tra licei, istituti tecnici ed istituti professionali. Anche le linee guida dell’Esame di stato non rispondo alle nostre aspettative: eliminare la terza prova e sospendere solo temporaneamente l’obbligatorietà dei Test Invalsi non è una risposta alle nostre esigenze” afferma Giulia Biazzo, Coordinatrice nazionale di Unione degli Studenti.

Da Alessio Bottalico, Coordinatore nazionale di Link Coordinamento universitario, arriva poi l'invito a “intervenire sulle gravi carenze dei servizi per il diritto allo studio a livello nazionale, con un forte aumento dei fondi statali per borse di studio e residenze universitarie, arrivando all’eliminazione della figura dell’idoneo non beneficiario e all’accorciamento dei tempi di erogazione delle borse di studio, partendo dall’aumento e dalla tempestiva distribuzione del fondo per le borse tra le Regioni, per rendere realmente l’Università accessibile economicamente a tutte e tutti".

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