Una vita contro il cancro non solo in laboratorio. Una guerra combattuta anche in prima persona, che il neo Premio Nobel per la Medicina 2018 James P. Allison ha raccontato in un'intervista diffusa a settembre, quando sempre per gli studi sull'immunoterapia fu insignito del 'Paul Janssen Award for Biomedical Research', intitolato al fondatore di Janssen Pharmaceutica.
"Il cancro è sempre stato nelle mia mente anche per ragioni personali - spiegava lo scienziato che dividerà l'ammontare del Nobel con il giapponese Tasuku Honjo -. Mia madre morì di linfoma quando avevo 10 anni, e quando ero giovane morirono di cancro anche due zii". Un 'destino di famiglia', perché "anch'io ho una storia con la malattia: mi sono stati diagnosticati un cancro alla prostata e un melanoma, entrambi identificati precocemente. E attualmente sono in trattamento con l'immunoterapia per un cancro della vescica in fase iniziale". Da scopritore della tecnica a utilizzatore.
Nell'intervista, lo scienziato ha ricordato anche come è nata la sua passione per la ricerca e per immunologia. "Quando ero un bambino - confidava - mio padre voleva che diventassi un medico come lui. Ma quando, studente alle scuole superiori, ho avuto la possibilità di seguire un tutorial estivo e di lavorare in laboratorio, mi ha preso il 'tarlo' della ricerca e successivamente un corso sull'immunologia ha stuzzicato il mio interesse". "Durante le lezioni - continuava - abbiamo imparato a conoscere le cellule T, un tipo di globuli bianchi che protegge dalle infezioni. All'epoca non si conosceva molto di queste cellule ed ero curioso di saperne di più. Ho pensato che, se avessimo potuto capire come funzionano i linfociti T, avremmo potuto anche scoprire come uccidere le cellule tumorali senza gli effetti collaterali distruttivi di radiazioni e chemioterapia". Dall'intuizione alla carriera. Pioniere dell'immunoterapia, è stato incoronato oggi con il Nobel.