Aveva 29 anni, veniva dal Mali. E si batteva contro lo sfruttamento dei migranti. Sacko Soumayla è il migrante sindacalista ucciso sabato scorso a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, con una fucilata alla testa. E' a lui che oggi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha voluto dedicare un passaggio del suo discorso di insediamento al Senato per ottenere la fiducia.
"Una riflessione merita la vicenda tragica e inquietante occorsa qualche giorno or sono - ha detto Conte, che ha incassato l'applauso e la standing ovation dell'Aula -. Sacko Soumayla è stato ucciso con un colpo di fucile: era uno tra i mille braccianti, con regolare permesso di soggiorno, che tutti i giorni in questo paese si recano al lavoro in condizioni che si collocano al di sotto della soglia della dignità. A lui e ai suoi familiari va il nostro commosso pensiero".
"Ma questo non basta - ha rimarcato il premier - La politica deve farsi carico del dramma di queste persone e garantire percorsi di legalità, che costituiscono la stella polare di questo programma di governo".
Sacko viveva in una baraccopoli a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria ed era in possesso di regolare permesso di soggiorno. L'omicidio del giovane è avvenuto stava raccogliendo alcune lamiere assieme a due connazionali in località Ex Fornace, a San Calogero. Ignoti hanno aperto il fuoco con un fucile, colpendo Sacko, morto una volta giunto in ospedale a Reggio Calabria, e ferendo gli altri due che erano con lui.