'Gangster mentalmente disturbato e rimbambito', 'Pazzo, basso e grasso!'. Sono gli insulti atomici che si sono rispettivamente scambiati il leader della Corea del Nord Kim Jong-un e il capo della Casa Bianca, Donald Trump, ad entrare prepotentemente nella "Top Ten delle Parolacce 2017", stilata anche quest'anno dal linguista Vito Tartamella.
Giunta alla sua decima edizione, questa ultima classifica, che l'AdnKronos è in grado di anticipare e che sarà diffusa a breve sul sito www.parolacce.org, raccoglie ancora una volta il meglio del turpiloquio che ha fatto 'cronaca' in tutto il mondo lo scorso anno.
Nella classifica 2017 entrano anche gli insulti del tennista Fabio Fognini alla giudice di sedia agli US Open di agosto, quelli di Flavio Insinna nel fuori onda trash contro i suoi collaboratori, la reazione 'senza rete' di Marco Travaglio a cui le 'Iene' hanno prospettato la partecipazione del figlio Alessandro al Grande Fratello Vip.
Conquista un posto anche il titolo di Libero "Patata bollente" sparato sopra la fotografia della sindaca Virginia Raggi. Ma è Trump a trovare addirittura una doppia citazione nella Top Ten degli insulti più emblematici del 2017.
In questa edizione, anticipa Tartamella, "ho selezionato gli episodi basandomi su tre criteri: valore simbolico, effetti e carica di originalità" e "tornare a parlare degli insulti di Donald Trump è utile perché un aspetto è rimasto in ombra: il turpiloquio gli sta dando un potere senza precedenti. Che forse potrebbe esplodergli fra le mani". Trump, segnala il linguista, "ci aveva abituato alle offese durante la sua campagna elettorale" eppure una volta entrato alla Casa Bianca, "non ha cambiato stile comunicativo". Ma, avverte il linguista, "non è un fatto indolore".
Trump, è la riflessione di Tartamella, "non è solo un milionario eccentrico. Come presidente degli Stati Uniti d’America è una persona con un ruolo fortemente simbolico" e fra gli effetti dei suoi continui insulti "cementa il consenso dei supporter ma aumenta il livore degli avversari, spaccando fortemente l’opinione pubblica Usa".
Inoltre, chiarisce ancora linguista, uno dei pochissimi esperti al mondo di parolacce, "con l'uso degli insulti Trump sta aumentando il proprio potere perchè lui è libero di insultare chi vuole, ma non vale il contrario". "Come avviene in tutti i Paesi, -ricorda- chi offende la più alta carica di uno Stato rischia sanzioni pesanti".
Ma "nessun legislatore ha previsto pene particolari se è un presidente a insultare gli altri, proprio perché quel ruolo dovrebbe implicare il rispetto di tutto il Paese che rappresenta. E così, grazie a questo vuoto legislativo", The Donald "acquisisce un potere senza precedenti: la licenza di offendere". Così, osserva infine Tartamella, "dall'alto del suo potere Trump rompe tutti i tabù di una democrazia, infangando non solo gli avversari politici ma anche le altre istituzioni e la stampa".