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In Italia le spoglie di Vittorio Emanuele III

La Chiesa Di Santa Caterina ad Alessandria D'Egitto (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
La Chiesa Di Santa Caterina ad Alessandria D'Egitto (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
17 dicembre 2017 | 08.33
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Sono rientrate in Italia le spoglie di Vittorio Emanuele III di Savoia partite questa notte da Alessandria d'Egitto, dove il re è morto in esilio nel 1947.

La salma del re, che fino ad oggi era custodita nella cattedrale di Santa Caterina ad Alessandria d'Egitto, è stata trasferita nel santuario di Vicoforte, in provincia di Cuneo.

Vittorio Emanuele di Savoia annuncia che domani alle ore 15, "insieme a mia moglie Marina, a mio figlio Emanuele Filiberto, a mia sorella Maria Pia ed a mio nipote Serge di Jugoslavia", si recherà "al Santuario di Vicoforte per rendere omaggio alle sepolture provvisorie dei miei nonni", Vittorio Emanuele III e la Regina Elena, le cui salme sono state traslate nel santuario piemontese.

COMUNITA' EBRAICA - Intanto sulla vicenda interviene la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni. “In un’epoca segnata dal progressivo smarrimento di Memoria e valori fondamentali il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine - afferma - Anche perché giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari, i 70 anni della Costituzione che nacque nel solco del referendum attraverso cui l’Italia scelse di abrogare la monarchia ma anche gli 80 anni dalla firma delle Leggi Razziste che per primo proprio il sovrano di casa Savoia avallò nella tenuta di San Rossore a Pisa. Era il 5 settembre del 1938, pochi giorni ancora e Mussolini le avrebbe annunciate alla folla entusiasta radunatasi in Piazza Unità d’Italia a Trieste".

"Bisogna che lo si dica chiaramente, in ogni sede: Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l’ascesa e la violenza apertamente manifestatasi sin dai primi mesi del Ventennio. Nessun tribunale - aggiunge Di Segni, come riporta 'Pagine ebraiche', il portale dell'ebraismo italiano - ebbe mai modo di processarlo, per quelle gravi colpe. Cercheremo di colmare questo vuoto con una specifica iniziativa, nel prossimo mese di gennaio. Per chi oggi vuole farne un eroe o un martire della Storia, per chi ancora chiede una sua solenne traslazione al Pantheon, non può che esserci una risposta: nessun onore pubblico per chi porta il peso di decisioni che hanno gettato discredito e vergogna su tutto il paese. L’Italia non può e non deve dimenticare”.

Anche la comunità ebraica di Roma interviene per sottolineare come “la coincidenza dell’inizio dell’anniversario per gli ottanta anni dalla promulgazione delle Leggi Razziali e il ritorno in Italia della salma di Vittorio Emanuele III, il re che le controfirmò e permise al fascismo di prendere potere, crei disagio e preoccupazione, soprattutto in un Paese che non ha mai davvero fatto i conti con la sua storia”. Preso atto che la salma è già in Italia, l’auspicio della comunità è “che né ora né in un lontano futuro possa essere traslata in un luogo in cui gli si possa rendere omaggio, men che meno a Roma, a poca distanza dal luogo in cui gli ebrei furono deportati dai nazifascisti”.

LEU: PERCHE' VOLO DI STATO? - Mentre il capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana-Possibile, Giulio Marcon, esponente di Liberi e Uguali, afferma che “qualcuno prima o poi dovrà spiegare a noi, alla Corte dei Conti e soprattutto ai cittadini italiani, per quale motivo - se fosse confermata la notizia - sia stato utilizzato un aereo dell’aeronautica militare, un volo di Stato per riportare in Italia la salma di colui che non si oppose all’avvento della dittatura fascista, firmò la vergogna delle leggi razziali contro gli ebrei, portò il Paese al disastro della guerra al fianco dei nazisti e infine abbandonò vigliaccamente i suoi soldati fuggendo. Il governo e l’aeronautica spieghino per decenza questa scelta”.

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