Soltanto Save the Children, tra le organizzazioni non governative presenti nel pomeriggio al Viminale, ha firmato il Codice di condotta per le Ong stilato dal ministero dell'Interno. Sia Msf che la tedesca Jugend Reptet, le uniche altre Ong presenti all'appuntamento al Viminale, si sono infatti rifiutate di siglare l'intesa.
"Aver rifiutato l’accettazione e la firma pone quelle organizzazioni non governative fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare, con tutte le conseguenze del caso concreto che potranno determinarsi a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse. In una condizione diversa, saranno invece parte integrante le ong che hanno sottoscritto il Codice". E' quanto sottolinea il Viminale in una nota al termine dell'incontro.
"E' stato fatto presente - sottolinea ancora il ministero dell'Interno - che l'adesione avrebbe consentito di essere parte di un sistema istituzionale finalizzato al soccorso in mare, all’accoglienza e alla lotta al traffico degli esseri umani, senza in nessun modo interferire nei principi fondanti le singole organizzazioni".
MSF - "Abbiamo sempre agito nel rispetto delle norme. Abbiamo apprezzato l'approccio costruttivo e i passi in avanti che sono stato fatti. Ci impegnamo a rispettare tutti gli altri punti, ma abbiamo manifestato la difficoltà a firmare un codice che prevede la possibilità che la polizia giudiziaria possa portare armi a bordo, e che prevede ancora il divieto di trasbordo dei migranti. Anche se su questo punto un miglioramento c'è stato, si tratta di una misura che potrebbe indebolire un sistema che è già debole". Così il direttore generale di Medici senza frontiere, Gabriele Eminente, ha spiegato la decisione della sua organizzazione di non siglare il codice di condotta.
Eminente ha sottolineato anche che Msf aveva chiesto "un quadro diverso" per la nuove regole: "Avremmo voluto che il codice di condotta si aprisse con la sottolineatura dell'obiettivo principale che è quello del salvataggio di vite umane".
JUGEND RETTET - L'organizzazione Jugend Rettet, alla riunione convocata oggi presso il ministero dell'Interno per la sottoscrizione del codice di condotta da parte delle Ong, a cui era presente soltanto assieme a Medici senza frontiere e Save the Children, ha deciso di non siglare il testo. Uscendo dall'incontro, il rappresentante dell'Ong tedesca, Titus Molkenbur, ha spiegato la decisione sostenendo che "il codice non ci aiuta a essere più produttivi e efficienti nelle operazioni di salvataggio e ad agire nel rispetto del diritto internazionale e dei principi umanitari. Speriamo - ha aggiunto Molkenbur - di avere ulteriori discussioni con il governo".
SAVE THE CHILDREN - "La decisione di firmare è arrivata dopo una valutazione all’interno dell’organizzazione a livello nazionale e internazionale ed è unicamente dettata dalla volontà di garantire continuità alle operazioni di salvataggio, in modo trasparente e ristabilendo il giusto clima di fiducia e collaborazione". E' quanto afferma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children, spiegando il sì alla firma del Codice di condotta.
"Save the Children ha firmato il Codice proposto dal ministero dell’Interno, impegnandosi ad aderirvi nel rispetto della propria procedura internazionale di Safety and Security volta alla sicurezza e salvaguardia dei beneficiari e dello staff in tutte le attività di programma ovunque nel mondo - specifica Neri - Le attività di ricerca e salvataggio in mare della Vos Hestia, sin dall’inizio delle operazioni nel 2016, si sono svolte con modalità operative corrispondenti alla gran parte delle indicazioni contenute nel testo del Codice di Condotta".
Save the Children assicura che "monitorerà costantemente che l’applicazione del nuovo Codice di Condotta non ostacoli l’efficacia delle operazioni di ricerca e salvataggio in mare da parte delle ong" e si dice "rammaricata del fatto che non si siano create le condizioni necessarie per l’adesione di tutte le ong al Codice di Condotta", esprimendo "pieno rispetto per tutte le posizioni espresse sulla base delle diverse identità e prassi".
L'organizzazione conferma "l’impegno alla maggiore collaborazione possibile con tutti i soggetti, istituzionali e non, coinvolti nelle operazioni, al fine di garantire la massima protezione alle persone in pericolo e soprattutto alle più vulnerabili, come i bambini. L’imperativo assoluto rimane quello di salvare le vite umane in mare", ribadisce Save the Children.
MOAS - Anche Moas (Migrant offshore aid station) ha firmato il codice. L'organizzazione non governativa fondata da Chris Catrambone nel 2014 aveva giudicato positivamente la volontà del governo italiano di discutere delle nuove norme con le Ong dopo il primo incontro al Viminale del 25 luglio.
SEA-EYE - Un'altra Ong tedesca attiva nel Mediterraneo, la Sea-eye non era presente all'incontro. La responsabile dell'organizzazione, Ursula Putz, ha detto all'AdnKronos che Sea-eye sta valutando se firmare il documento e che il dubbio principale riguarda "l'impegno ad attestare l'idoneità tecnica relativa alla nave, al suo equipaggiamento e all'addestramento dell'equipaggi, per le attività di soccorso".
Sea-eye opere infatti dall'aprile 2016 con un vecchio peschereccio (lo "Sternhai", rimasto in servizio per quasi 60 anni nelle acque di Sassnitz a Rugen, la più grande isola della Germania nel Mar Baltico), che è stato riequipaggiato e allestito per la ricerca e il soccorso in mare. Nel marzo di quest'anno l'organizzazione tedesca ha acquistato una seconda nave, la Seefuchs, in passato utilizzata per il turismo, e da maggio attiva al largo della Libia.
In caso di mancato rispetto delle norme è prevista, almeno nella versione iniziale del codice, l'adozione di contromisure da parte della autorità italiane, tra cui ispezioni di sicurezza, richieste di produrre certificazioni idonee o il rifiuto di consentire lo sbarco nei porti nazionali in situazioni di non emergenza.