''Non è stata una decisione presa a cuor leggero, ma dopo tre anni di continue sollecitazioni ai diversi governi, non avendo avuto risposte alle nostre richieste, siamo stati costretti a proclamare lo sciopero''. Così all'Adnkronos Carlo Ferraro coordinatore del Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria spiega il perché della decisione che porterà oltre 5000 docenti universitari italiani, di cui più di trecento tra Università e Politecnico di Torino, a far saltare dal 28 agosto al 31 ottobre prossimi la sessione autunnale degli appelli.
A spingere i docenti alla protesta c'è il blocco degli scatti di stipendio del periodo 2011-2015: i professori chiedono che lo 'scongelamento' parta dall'1 gennaio 2015 e non dall'1 gennaio 2016 e poi che venga conteggiato (ma non pagato) il quadriennio 2011-2014. ''Nel 2014 abbiamo inviato una lettera al governo corredata di oltre 10mila firme, poi nel 2015 è stata la volta dello sciopero bianco, a cui sono seguite altre lettere, anche al capo dello Stato, l'ultima delle quali lo scorso marzo, ma non abbiamo mai avuto risposte concrete - prosegue Ferraro - per questo, avendo percorso tutte le strade possibili, abbiamo deciso di proclamare lo sciopero''.
''Siamo consapevoli - prosegue - che questo creerà disagi agli studenti (si stima che negli atenei torinesi possano essere a rischio circa 300 appelli), ma poiché vogliamo anche tutelare i diritti dei nostri allievi a sostenere gli esami, abbiamo deciso che laddove il docente nella medesima sessione avrà più appelli salterà solo il primo, laddove invece l'appello sarà unico, chiederemo all'ateneo di fissarne uno straordinario due settimane dopo''.
''La nostra iniziativa di protesta - conclude Ferraro - non si esaurirà con lo sciopero di settembre, perché altre sono le questioni sul tappeto per le quali chiediamo risposte, da un piano di assunzioni che coinvolga personale ordinario e ricercatori, alle risorse da destinare al diritto allo studio per gli studenti meritevoli''.
