"Sangue mio, come hanno potuto farti questo? Mio fratello era una brava persona. Non meritava di essere bruciato vivo. Chi l'ha ucciso non è una persona umana". Lo ha detto all'AdnKronos Patrizia Cimino, la sorella di Marcello Cimino, il clochard quarantacinquenne di Palermo bruciato vivo la notte scorsa mentre dormiva nel suo giaciglio sotto ai portici della mensa dei Cappuccini.
Patrizia Cimino tiene a sottolineare: "Mio fratello aveva una casa in cui abitare, ma da qualche tempo aveva deciso di dormire qui, alla missione dei Cappuccini. E' stata una sua scelta". Marcello Cimino si era separato da poco tempo dalla moglie da cui aveva avuto anche dei figli.
Quando la donna vede il video in cui si vede chiaramente l'assassino che versa la benzina sul clochard e poi gli dà fuoco, scoppia a piangere. "Ma che è uomo è uno che brucia viva un'altra persona? - dice tra le lacrime - Mio fratello non aveva mai fatto del male a nessuno. Aveva deciso di venire qui dopo la separazione. Non capisco tutta questa ferocia". La sorella di Marcello Cimino vuole vedere il luogo in cui è morto il fratello. Ci sono dei fiori che qualcuno ha sistemato dove c'era il giaciglio di Marcello. Mentre la missione dei cappuccini ha affisso un cartello in cui si avvertono gli indigenti che la mensa riaprirà solo lunedì "per lutto".
"Marcello era una brava persona - ripete Patrizia Cimino - come si fa a morire così? Non lo capisco". Marcello aveva altri cinque fratelli. "I nostri rapporti erano normali - dice - ma aveva deciso di venire a dormire qui". Accanto a lei c'è il marito, che preferisce non vedere il video. Intanto, il luogo dell'omicidio è diventato un crocevia di persone che rendono omaggio al clochard. "Era una brava persona che non andava fastidio a nessuno", continuano a dire.