Assoluzione e, in subordine, esclusione dell'aggravante della premeditazione. E' la richiesta avanzata dai legali di Michele Buoninconti, Giuseppe Marazzita ed Enrico Scolari, al termine di una nuova udienza in Corte d'Assise d'Appello, durata cinque ore. In primo grado, con rito abbreviato, Buoninconti è stato condannato a trent'anni perché ritenuto responsabile della morte della moglie, Elena Ceste.
"Non c'è un omicidio da punire. Se si parte da premesse errate si arriva inevitabilmente a conclusioni assurde", ha osservato l'avvocato Marazzita, secondo cui la frattura del coccige riscontrata sul cadavere della donna sarebbe conseguenza di una caduta avvenuta quando Elena Ceste era ancora viva.
"Questo elemento, insieme alla mancanza di qualsiasi segno di violenza, escluderebbe l'omicidio", ha osservato il legale. Prima di lui aveva preso la parola l'avvocato Scolari, che si è soffermato sulle celle telefoniche sottolineando che Buoninconti non avrebbe avuto il tempo materiale per uccidere e nascondere il cadavere della moglie.
"Abbiamo chiesto l'assoluzione e siamo fiduciosi e lo è anche Buoninconti che ha seguito il processo con molta attenzione", ha poi sottolineato al termine dell'udienza Marazzita, che ha ribadito: "In questo processo tutto si gioca nella premessa, l'accusa esclude la morte accidentale che invece a nostro parere è possibile per diversi motivi, tra cui le condizioni del corpo della vittima". Prossima udienza il 15 febbraio, data in cui è prevista la sentenza.