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Muore una ragazza, rivolta nel centro accoglienza di Cona

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03 gennaio 2017 | 10.04
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Si è conclusa pacificamente e, al momento, con nessuna denuncia o fermo, la protesta di un gruppo di richiedenti asilo nel centro prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, dove ieri a seguito della morte di una ragazza di 25 anni della Costa d'Avorio era scoppiata una rivolta, con mobili e oggetti dati alle fiamme e gli operatori bloccati per ore all'interno del centro. A scatenare la rabbia dei richiedenti asilo, un presunto ritardo nei soccorsi alla giovane, che, trasportata in ospedale, sarebbe morta per cause naturali.

Sul posto è intervenuta la polizia. Al termine di una mediazione e di costanti contatti telefonici con l'interno del centro, intorno all'una di ieri notte, gli operatori, che non sono mai stati in pericolo di vita, sono stati fatti uscire. La struttura di Cona è una ex base missilistica dove oggi alloggiano circa 1.400 richiedenti asilo, anche se il Centro ne potrebbe ospitare solo 500. Su disposizione del ministro dell'Interno Marco Minniti si procederà alla riduzione del numero degli ospiti, come fa sapere la prefettura di Venezia spiegando che, già dalla mattinata di domani, 100 persone saranno trasferite in strutture dell'Emilia Romagna.

QUESTORE DI VENEZIA - "La non completa informazione ha fatto pensare agli ospiti del centro di accoglienza a qualcosa di negativo sulla morte della donna ivoriana, ma in realtà non c'è alcun elemento che faccia pensare a una morte diversa da quella causata da un malore. Siamo comunque in attesa delle risultanze dell'autopsia che chiariranno tutto in maniera definitiva". Lo ha detto a SkyTg24, Angelo Sanna, questore di Venezia. "I richiedenti asilo hanno protestato per presunti ritardi nei soccorsi - ha spiegato ancora Sanna - ma per quanto ne sappiamo dall'indagine avviata dall'autorità giudiziaria non vi sarebbero stati ritardi. Non sono stati neanche incendiati scaffali o altro - ha precisato - ma hanno solo bruciato della legna per riscaldarsi: qui la notte fa freddo". Al momento, ha precisato il Questore, "la situazione è sotto controllo, gli operatori rimasti bloccati all'interno del centro sono stati fatti uscire nella notte e dentro vi sono quelli del turno odierno, che stanno gestendo la vicenda con grande serenità ed equilibrio".

SINDACO DI CONA - "Spero che la morte di una persona, di una giovane donna, possa far aprire gli occhi alla politica e spingerla a occuparsi seriamente del problema dei migranti e dei richiedenti asilo: problema messo e lasciato sotto il tappeto" ha detto all'Adnkronos Alberto Panfilio, sindaco di Cona. "In questo centro ci sono 1.400 persone, richiedenti asilo - ha sottolineato Panfilio - che dovrebbero rientrare in un progetto che però è fallimentare, che non porterà a nessuna accoglienza o integrazione. Nessuno qui è contro una sana accoglienza e fisiologica integrazione, ma questo è un totale fallimento: questo è un 'magazzino' di vite umane, abbandonato. Oltre mille persone che vegetano in mezzo al nulla, ai campi, certo che ci possono essere delle criticità, delle tensioni, anche perché la frazione di Conetta non può sopportare un peso così grande".

"Serve una politica più coraggiosa, più forte, più capace di risolvere questi problemi - ha aggiunto il primo cittadino di Cona - serve un'attenzione particolare a queste criticità, ma se la politica se ne dimentica ancora altri incidenti potrebbero accadere".

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