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Milano, ucciso in sparatoria attentatore di Berlino. Questore: "Poteva colpire ancora"

Walid Amri, fratello di Anis Amri, nella sua casa a Oueslatia, in Tunisia (AFP PHOTO) - (AFP PHOTO)
Walid Amri, fratello di Anis Amri, nella sua casa a Oueslatia, in Tunisia (AFP PHOTO) - (AFP PHOTO)
23 dicembre 2016 | 08.15
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Anis Amri, il tunisino sospettato della strage di Berlino, è stato ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia durante un normale controllo stradale a Sesto S.Giovanni (Milano).

Amri era stato fermato dalla Polizia per un controllo in piazza Primo Maggio intorno alle tre, mentre procedeva a piedi nei pressi della stazione ferroviaria. Alla richiesta di esibire un documento, il terrorista ha estratto da uno zaino una pistola calibrio 22 e ha iniziato a sparare contro gli agenti, ferendo a una spalla proprio quello che gli aveva chiesto i documenti. La pattuglia ha risposto al fuoco colpendo mortalmente Amri al petto. L'uomo era sprovvisto di documenti e quindi non è stato immediatamente identificato. Solo in seguito è stato accertato che si trattava dell'attentatore di Berlino.

"Siano sconvolti e tutta la famiglia sta male. No comment". Queste le prime parole pronunciate da uno dei fratelli del tunisino.

L'agenzia dell'Is, Amaq, ha diffuso un video in cui Amri giura fedeltà all'organizzazione terroristica prima di entrare in azione nella capitale tedesca. Rita Katz, cofondatrice di 'Site', sito che monitora i media jihadisti, spiega che il video-testamento di Amri è stato pubblicato da Amaq pochi minuti dopo che la stessa agenzia, megafono dell'Is, ha ammesso la sua uccisione a Milano. L'attentatore sarebbe legato all'imam radicale Abu Walaa.

L'agente ferito, Cristian Movio, è stato ricoverato in ospedale e non è in pericolo di vita. A sparare è stato un agente in prova alla Polizia di Stato: il suo nome è Luca Scatà, ha 29 anni, è di origine siciliana ed è in servizio da pochi mesi.

A quanto si apprende da fonti investigative, il terrorista sarebbe arrivato in treno: nello zaino aveva un biglietto ferroviario dalla Francia per l'Italia. Avrebbe preso un treno da Lione, da diretto a Chambery, dove ha poi comprato un biglietto per Milano. Lo riferisce l'emittente Europe 1, che si chiede come abbia fatto l'uomo a raggiungere Lione e se sia passato per Parigi, dopo la fuga dalla Germania. Le immagini di video sorveglianza hanno mostrato Amri salire indisturbato sul treno per Milano.

Il ministro francese dell'Interno Bruno Le Roux non ha voluto confermare il passaggio in Francia di Anis Amri. "Esorto a una grande precauzione sulle notizie che stanno circolando. Sole le indagini permetteranno di accertare precisamente i fatti", ha detto le Roux, aggiungendo di essere in contatto con i suoi colleghi tedesco e italiano.

Non aveva un telefono addosso, ma sembra che cercasse contatti a Sesto San Giovanni. Non avendo documenti, è stato identificato dalla polizia scientifica attraverso le analisi sulle sue impronte digitali. Il corpo si trova ora all'istituto di medicina legale di Milano. Presto sarà disposta l'autopsia.

Per l'uccisione sono stati aperti due fascicoli di indagine. Uno dalla Procura di Monza e relativo alla sparatoria di questa notte e un altro dalla Procura di Milano per il 270 bis, terrorismo internazionale. L'inchiesta è a carico di ignoti e si cercano eventuali complici.

Amri avrebbe cercato un appoggio logistico momentaneo a Milano con l'obiettivo di nascondersi per qualche tempo e intanto cercare di ottenere documenti contraffatti in modo da tornare a circolare sul territorio grazie ad una falsa identità: è una delle ipotesi, riferiscono all'AdnKronos fonti qualificate, sulle quali si sta lavorando in queste ore per spiegare la presenza di Anis Amri a Sesto San Giovanni.

Anis Amri è "sicuramente passato dalla Francia e all'una era in stazione centrale a Milano", ha affermato il questore di Milano, Antonio De Iesu, aggiungendo: "L'unica cosa che posso dirvi è questa, altri dettagli sono materia di indagine". In ogni caso se "fosse stato libero di portare avanti la sua latitanza, non sarebbe escluso che avrebbero potuto provocare altri delitti simili, con molti morti", ha detto ancora il questore: la sua pistola era "già carica e pronta all'uso". Ai poliziotti che lo stavano controllando avrebbe gridato "poliziotti bastardi" e non urlato 'Allah Akbar'.

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha sentito e si è congratulato sia con il Capo della Polizia sia con il Questore di Milano per l'operazione di oggi a Sesto San Giovanni e per il lavoro che svolgono le forze di sicurezza sul territorio. Lo si apprende da fonti di palazzo Chigi.

"Sollievo" è stato espresso dal portavoce del ministero dell'Interno tedesco. "Siamo in stretto contatto con le autorità italiane, siamo interessati a capire se l'arma che Amri aveva a Milano sia la stessa usata nell'attacco di Berlino". Lo ha detto, in una conferenza stampa, il capo della procura federale tedesca, Peter Frank.

"Vogliamo capire come sia riuscito ad arrivare a Milano e se abbia avuto l'assistenza di complici" ha poi aggiunto il procuratore sottolineando che l'inchiesta quindi continua, dopo la morte di Amri, per determinare "quali contatti abbia avuto nella fase di preparazione dell'attacco e se qualcuno gli ha fornito soldi e l'ha aiutato a scappare".

Frank ha molto insistito quindi sulla fatto che le indagini si concentrano nel cercare di determinare se "vi sia una rete di complici, questo è il punto chiave dell'inchiesta", anche se per gli inquirenti tedeschi si tratta di un'inchiesta contro ignori. "La rivendicazione dello Stato Islamico è piuttosto vago".

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