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Violenza su donne: avvocato Ruggiero, si può fermare, ricorrere a ordini di protezione

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24 novembre 2016 | 17.22
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Il femminicidio è un fenomeno grave ma gli strumenti per fermarlo ci sono. Tra questi rientrano gli ordini di protezione, provvedimenti che possono essere emessi dal Tribunale civile per allontanare da casa i "soggetti violenti". Ne è convinta l'avvocato cassazionista Valentina Ruggiero, volontaria per oltre dieci anni per Telefono Rosa e presidente dell'Osservatorio sul diritto di Famiglia.

"Quando c'è una situazione di estremo pericolo, di estrema violenza - spiega all'Adnkronos l'avvocato - l'indicazione corretta sicuramente è separarsi, però la separazione ha dei tempi tecnici abbastanza lunghi. Nei casi più gravi si può fare un'istanza di anticipo di udienza ma la cosa fondamentale è usare gli articoli 342 bis e seguenti del codice civile e il 736 bis del codice di procedura civile, cioè i provvedimenti in merito a ordini di protezione quando vi sono casi di abusi familiari o quando vi sono soggetti violenti".

Si tratta di una norma introdotta nel 2001, spiega ancora l'avvocato, "ma a mio parere ancora poco usata e poco conosciuta". In base ai dati raccolti dall'avvocato al Tribunale civile di Roma per l'Adnkronos, nel 2015 sono state presentate appena 20 richieste di ordine di protezione e nel 2016 solo 24.

"Io ho fatto una piccola ricerca presso il Tribunale civile di Roma - rivela l'avvocato Ruggiero - e ho riscontrato che ci sono state nel 2015 circa 20 richieste di ordine di protezione e nel 2016 solo 24". Un numero davvero esiguo, spiega Ruggiero, considerando che "l'associazione Telefono Rosa, di cui io sono stata legale volontaria per anni, riceve ogni giorno tra le 45 e le 50 richieste di aiuto per casi di violenza sulle donne".

Quindi, sottolinea l'avvocato, "c'è una contraddittorietà tra i casi di violenza che sono conosciuti dalle associazioni di volontariato e i casi di violenza che poi seguono e vengono presentati in Tribunale".

Ma ecco cosa sono gli ordini di protezione: "Quando un soggetto - spiega - è violento ci si reca dall'avvocato, che presenta immediatamente un'istanza al presidente del Tribunale del luogo dove la donna risiede, e il presidente nelle 24-48-72 ore può emettere un provvedimento, qualora ci siano le prove oggettive, con un supporto documentale adeguato, senza ascoltare la controparte. Così il soggetto deve essere accompagnato dalla forza pubblica fuori dall'abitazione".

Questo provvedimento può riguardare, prosegue l'avvocato, i soggetti violenti come "coniugi, compagni e qualche volta molto rara anche i figli violenti, qualora risiedano in casa e siano maggiorenni".

All'ordine di protezione si può ricorrere anche se si procede per via penale. "Nel penale è la stessa cosa - continua la presidente dell'Osservatorio sul diritto di famiglia - innanzitutto bisogna andare al pronto soccorso. Quindi bisogna prima accertare bene il fatto e con referto medico di una struttura ospedaliera si va anche nello stesso ospedale a fare la denuncia e poi si richiede l'intervento dell'allontanamento del soggetto violento con un'istanza che si fa al giudice penale e ha lo stesso un'efficacia immediata".

Secondo l'avvocato gli strumenti per combattere la violenza ci sono "ma ci deve essere la volontà della vittima supportata da specialisti che conoscono la materia". L'importante è far comprendere alla persona vittima di violenza che quel determinato fatto grave violento deve essere bloccato all'inizio", aggiunge.

Spesso infatti anche quando i provvedimenti vengono emessi a fare un passo indietro sono proprio le donne. "Parlando con uno dei giudici molto impegnato in questo campo - racconta Ruggiero - della I sezione del Tribunale, mi diceva avvocato qualche volta io ho emesso un provvedimento e poi le parti si sono riconciliate".

"Bisognerebbe approfondire il motivo per cui - dice - una donna, dopo che ha subito una violenza, rivede il soggetto violento o addirittura ricomincia la convivenza col soggetto violento. Su questo ci dobbiamo un attimo soffermare".

Inoltre, spiega l'avvocato se il fatto violento è reiterato "può avere anche un'influenza negativa sui minori che vivono in casa. Un bambino che vede il padre che usa violenza nei confronti della madre purtroppo potrebbe divenire un soggetto violento".

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