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Roma, scoperto 'elogio al fascismo' nascosto sotto obelisco Foro Italico

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31 agosto 2016 | 17.51
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Un testo in latino di 'elogio al fascismo', nascosto sotto l'obelisco Mussolini del Foro Italico di Roma, getta nuova luce sul regime e su come questo voleva essere tramandato alle generazioni future. La scoperta del testo, scritto su pergamena, è opera di due studiosi olandesi dell'Università di Groninga, che lo hanno trovato sepolto insieme a monete d'oro nel basamento del monumento, realizzato nel 1932 in occasione dei 10 anni dalla marcia su Roma.

Un testo dimenticato, di cui nessuno fino ad oggi conosceva l'esistenza. Gli studiosi Bettina Reitz-Joosse e Han Lamers sono stati i primi a tradurre e studiare in dettaglio il 'Codex Fori Mussolini' (questo il nome che è stato dato al testo) che rappresenta un elogio del fascismo e di Mussolini e di ciò che hanno fatto per l'Italia, scritto in 1.200 parole dallo studioso classico Aurelio Giuseppe Amatucci.

"Il testo non era stato pensato per i contemporanei" ha spiegato Bettina Reitz-Joosse alla Bbc. "L'obelisco era un monumento importante e imponente, ma l'esistenza del testo era sconosciuta. Ciò vuol dire che nel testo era stato pensato per non essere letto in quell'epoca ma dalle generazioni future".

L'elogio è suddiviso in tre parti. Nella prima vi è un racconto dell'ascesa del fascismo e di come Benito Mussolini abbia preso in mano un paese che dopo la Prima Guerra Mondiale si trovava sull'orlo del disastro e lo abbia fatto rinascere grazie alle sue doti di superuomo. Secondo Hans Lamers, Mussolini viene ritratto come un nuovo imperatore romano, con toni epici e quasi biblici, descrivendolo come il salvatore del popolo italiano.

La seconda parte del testo elogia invece le organizzazioni giovanili fasciste e il loro programma per il futuro. La terza parte, invece, racconta della costruzione del Foro Italico, all'epoca con il nome di Foro Mussolini (nome cambiato in seguito alla caduta del fascismo).

Infine, la lingua scelta, il latino non è una scelta casuale. Questa lingua - spiega ancora Reitz-Joosse - era largamente usata nella propaganda e nei monumenti del fascismo, proprio per porre il regime in continuità con i fasti dell'impero romano. I fascisti - conclude - stavano tentando anche di riportare il latino come lingua internazionale. Progetto poi fallito.

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