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"Lei è un webete", il neologismo di Mentana impazza su Twitter

Enrico Mentana (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Enrico Mentana (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
29 agosto 2016 | 07.53
LETTURA: 4 minuti

E' solo una parola, "webete", un neologismo formato dai termini 'web' ed 'ebete', eppure è bastata scriverla in un commento su Facebook per conquistare, in una manciata d'ore, il popolo di Twitter. Così il direttore del Tg La7 Enrico Mentana è diventato la nuova star del web quando, in risposta al commento di un utente in merito al terremoto nel Centro Italia, lo ha incalzato dicendogli: "Lei è un webete".

Un nuovo termine talmente appropriato per descrivere i detrattori del web, da diventare trend topic su Twitter. A spiegarne il significato un'utente, che twitta: "#webete, colui che, già idiota di suo, accende un PC e usa una tastiera" subito seguita da un altro, che su Twitter cinguetta: "Webete è la parola del secolo, Chicco Mentana grazie di esistere".

E tra chi l'ha ribattezzata "parola dell'anno" e ringraziato il giornalista per aver rispolverato il termine, c'è anche chi ha proposto di inserire 'webete' nel vocabolario, facendo appello all'Accademia della Crusca per assicurargli la stessa accoglienza dell'aggettivo 'petaloso'.

Mentana è tornato sulla vicenda con un nuovo post. "Sabato sera una persona ha ritenuto, sbagliando, di rimettere in discussione l'esistenza di Francesca Spada, sopravvissuta di Amatrice, con termini molto crudi: E' a questa provocazione che ho risposto con quelle righe che poi da domenica vengono mostrate da più parti. Va detto che nessuno o quasi ha letto lo scambio originale, perché la mia risposta non riguardava le righe che sono state riportate subito sopra, ma un altro commento che l'autore ha poi ritenuto giusto cancellare, facendo così automaticamente eliminare anche tutto il resto della conversazione, dopo aver ammesso con toni pacati di essere stato indotto in errore da altri", ha scritto il giornalista su Facebook.

"Il termine "webete" che ho usato in coda a quella risposta ora non più disponibile ha avuto, come sapete, una sorta di successo a scoppio ritardato, con tutti gli eccessi del caso, incensatori e di rigetto. Pensatori del web sono andati a cercare se la parola era stata usata, eccetera- ha aggiunti-. Molto se ne è parlato su twitter, dove le parole-chiave sono oro perché tutto deve stare in 140 caratteri. Per me è solo una parola ironica utilizzata in uno scambio che non è più su questa pagina: come il "grufola" che era alla riga precedente. Se è "la parola che twitter attendeva", ecco un buon motivo in più per stare alla larga da quel social e dalle sue vestali. Voi fatene quel che volete: ma per me "webete" finisce qui".

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