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Farmaci: 1 medico su 5 segue pazienti che hanno comprato generico anti-Hcv

 - greenapple78 - Fotolia
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05 luglio 2016 | 15.15
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Chi è affetto da epatite C ma non rientra nei criteri attualmente vigenti in Italia per l'accesso gratuito alle nuove cure spesso ricorre a 'stratagemmi' come l'acquisto di farmaci generici a basso costo all'estero, in primis in India. Ed ecco che l'84% dei medici coinvolti in un sondaggio da Alleanza contro l'epatite, confida di essersi dovuto confrontare con pazienti attualmente esclusi dalla terapie alla ricerca del prodotto equivalente; il 40% ha tra i suoi pazienti chi lo ha acquistato e 1 medico su 5 afferma di seguire almeno un paziente in cura con generici.

"Abbiamo per la prima volta una chiara conferma rispetto a un fenomeno inedito, dilagante, sottostimato e frutto delle attuali limitazioni di accesso", commenta all'Adnkronos Salute Ivan Gardini, presidente dell'Associazione EpaC Onlus, che ormai da molti mesi denuncia i rischi legati all'acquisto di questi prodotti in Paesi esteri, senza controlli e senza la sicurezza che siano sicuri. Secondo l'EpaC occorre "rimuovere ogni limitazione di accesso oggi in vigore affinché i medici curanti possano programmare le terapie con tutti i loro pazienti, e non solo quelli con malattia grave o gravissima".

EpaC ha quindi avviato un'indagine rivolta ai medici dei centri autorizzati per scattare una fotografia sullo stato dell'arte in merito all'accesso ai nuovi farmaci innovativi per l'epatite C. Il sondaggio è stato lanciato il 15 giugno ed è tuttora aperto. Hanno risposto sinora 70 clinici autorizzati alla prescrizione, per un complessivo 25% delle strutture nazionali (21-31%), con un bacino di pazienti interessati dall'analisi di circa 41.000 individui.

Il risultato del sondaggio appare chiaro: il 63% dei medici prevede di riuscire a mettere in terapia tutti i pazienti che rientrano nei criteri Aifa entro fine anno e, sulla scorta di ciò, il 79% dei medici si dice favorevole alla totale eliminazione delle restrizioni di accesso, auspicando l'estensione del trattamento a tutti i pazienti, istituendo delle linee guida nazionali di priorità.

Le informazioni raccolte, secondo le associazioni, portano dunque a una sola conclusione: già dai prossimi mesi molti centri autorizzati rischiano di restare con pochissimi pazienti da curare e quindi occorre urgentemente intervenire sui criteri di accesso, rimodulando il sistema in funzione delle esigenze emergenti.

"Non lo chiedono solo i pazienti, ma ora anche i medici e il sistema è pronto al cambiamento", dice Gardini. E secondo Antonio Gasbarrini, professore di Gastroenterologia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, "con l'utilizzo degli antivirali di seconda generazione contro il virus C aumentano ulteriormente le nostre possibilità di eradicare il virus, offrendoci la possibilità di personalizzare le terapie in base alle caratteristiche del paziente, e allo stesso tempo si ridurranno col tempo gli elevatissimi costi della malattia. Ma non smetterò mai di insistere sull'importanza della prevenzione, con campagne educative per i più giovani in modo da individuare fin da subito, i soggetti a rischio di avere contratto il virus".

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