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Papa Francesco: "I preti brucino sul rogo le ambizioni di carriera e di potere"

Papa Francesco (Afp)
Papa Francesco (Afp)
16 maggio 2016 | 16.52
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I preti brucino sul rogo le ambizioni di carriera e di potere. Papa Francesco lo chiede, rivolgendosi ai vescovi italiani nel discorso di apertura dell'Assemblea generale della Cei, nell'Aula del Sinodo in Vaticano, dedicata al tema del rinnovamento del clero.

"La vita del presbitero diventa eloquente perché diversa, alternativa. Egli è uno che si è avvicinato al fuoco e ha lasciato che le fiamme bruciassero le sue ambizioni di carriera e potere - sottolinea il Pontefice-. Ha fatto un rogo anche della tentazione di interpretarsi come un 'devoto' che si rifugia in un intimismo religioso che di spirituale ha ben poco".

Continua il Papa: "E' scalzo, il nostro prete, rispetto a una terra che si ostina a credere e considerare santa. Non si scandalizza per le fragilità che scuotono l'animo umano". Messi al bando sia "il freddo rigorismo" che un 'buonismo' fatto di "superficialità e accondiscendenza a buon mercato", il prete "con l'olio della speranza e della consolazione, si fa prossimo di ognuno, attento a condividerne l’abbandono e la sofferenza".

"Semplice, essenziale" e soprattutto "credibile": con questi aggettivi, Papa Francesco descrive lo stile che devono tenere tutti i religiosi, ricordando ai vescovi italiani che "il sacerdote non è un burocrate o un anonimo funzionario dell'istituzione; non è consacrato a un ruolo impiegatizio, né è mosso dai criteri dell'efficienza".

Il Pontefice sottolinea che chi appartiene al clero "non cerca assicurazioni terrene o titoli onorifici, che portano a confidare nell’uomo; nel ministero per sé non domanda nulla che vada oltre il reale bisogno, né è preoccupato di legare a sé le persone che gli sono affidate. Il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili, in una carità pastorale che fa liberi e solidali. Servo della vita, cammina con il cuore e il passo dei poveri; è reso ricco dalla loro frequentazione".

E ancora, avverte il Papa, "è un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio, attento a diffondere il bene con la stessa passione con cui altri curano i loro interessi" e dunque "estraneo alla mondanità spirituale che corrompe, come pure a ogni compromesso e meschinità", nonché "libero da una autoreferenzialità che isola e imprigiona".

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