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Dalla Siria in Italia, arriva la prima famiglia con i corridoi umanitari

Yasmine e Falak (foto da Sant'Egidio)
Yasmine e Falak (foto da Sant'Egidio)
04 febbraio 2016 | 19.00
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La profuga Falak ha soli 7 anni ma una grande forza d'animo. La speranza di abbandonare quella fredda casa di fortuna, un garage dove ha vissuto negli ultimi tempi insieme alla sua famiglia a Tripoli, in Libano, non l'ha mai persa. E ne ha avuto ragione. Oggi è sbarcata all'aeroporto di Fiumicino con la mamma Yasmine, il padre (riparatore di televisori) e il fratellino di 4 anni. Sa che presto potrà tornare a scuola dopo le cure per un cancro che le ha portato via già un occhio. Sa che potrà tornare a giocare in un posto sicuro. Quello che le è stato strappato via da una guerra in Siria non voluta da bambini come lei, decisa solo dai grandi. E' questa la prima famiglia arrivata dal Libano in Italia attraverso i corridoi umanitari, grazie a un accordo firmato a dicembre dalla comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese con i ministeri degli Esteri e dell’Interno.

Un progetto, sinergico tra istituzione e società civile, che ha come primo obiettivo quello di "evitare i viaggi della morte nel Mediterraneo a cui non si può più assistere senza fare nulla", dice Cesare Zucconi uno dei responsabili del programma dei corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio riferendo dell'"emozione" e della "felicità" di tutta la famiglia allo sbarco a Fiumicino. I quattro hanno viaggiato insieme agli operatori di Sant'Egidio presenti in Libano e sono stati accolti alla scalo romano dai responsabili delle organizzazioni che hanno promosso il progetto, rivolto a persone in condizioni di 'vulnerabilità' (donne con bambini, anziani, malati, disabili).

Falak, che sa già parlare un po' l'italiano, sarà trasferita all'ospedale Bambino Gesù di Roma dove sarà sottoposta a trattamenti urgenti per non perdere l'altro occhio minato dal cancro. Il resto della famiglia sarà ospitato in una delle strutture per i profughi di Sant'Egidio, sempre a Roma in attesa che la commissione preposta valuterà la richiesta d'asilo ("sono entrati con dei visti umanitari"). L'intenzione della famiglia è quella di rimanere in Italia.

A febbraio "è previsto l'arrivo di un'ottantina di profughi siriani che vengano dal Libano", assicura Zucconi sottolineando che questo progetto ha un "costo zero per il governo" dal momento che le organizzazioni in campo (al prossimo arrivo contribuirà anche la comunità Papa Giovanni XXIII) si fanno carico delle spese di viaggio. I profughi provenienti dai campi di Libano, Marocco ed Etiopia, vengono poi distribuiti tra le varie strutture sparse sul territorio italiano. Sant'Egidio, che lavora da trent'anni nel segno dell'accoglienza e dell'integrazione, garantisce un percorso di salute, formazione e scolarizzazione per tutti loro.

Oltre ai corridoi umanitari dal Libano e dal Marocco, ci sarà presto anche quello dall'Etiopia. "Sant'Egidio lo inaugurerà il prossimo anno, con la speranza di salvare migliaia di profughi che vivono quotidianamente nella sofferenza", aggiunge Zucconi.

L'arrivo di Falak e famiglia è stato sicuramente "un bel regalo" per i 48 anni della Comunità, festeggiati oggi con una celebrazione presieduta a San Giovanni in Laterano da monsignor Matteo Zuppi, da pochi mesi arcivescovo di Bologna.

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