Le d ifficoltà per le donne italiane di avere diritto all'aborto previsto dalla legge 194 finiscono sulle pagine del 'New York Times'. A far accendere i riflettori del giornale americano sulla questione dei medici obiettori, che nel nostro Paese possono rifiutarsi di eseguire un'interruzione di gravidanza nei termini previsti dalla legge appellandosi appunto all'obiezione di coscienza, è il caso di Benedetta (35 anni) di Ascoli Piceno.
La donna ha scoperto all'undicesima settimana di gravidanza che il feto aveva una grave malattia genetica e - scrive il 'New York Times' - ha chiesto al proprio ginecologo di interrompere la gravidanza nei termini previsti dalla legge (90 giorni), ma il medico si è rifiutato appellandosi all'obiezione di coscienza. Così per Benedetta è iniziato una calvario alla ricerca di un dottore che potesse aiutarla.
In un ospedale - racconta il giornale della 'Grande mela' - alcuni medici hanno consigliato alla donna di farsi certificare, da uno psichiatra, di aver minacciato di uccidere il feto così da ottenere una proroga del termine legale previsto dalla legge 194. Benedetta, arrabbiata e incredula di fronte alle difficoltà di trovare un ginecologo che potesse aiutarla, ha affermato di sentirsi "come un contenitore, non un essere umano".
Nell'articolo del 'New York Times' si ricorda che in Italia trovare un ginecologo non obiettore è un'impresa ardua: il 70% degli specialisti, ma si arriva all'83% in alcune Regioni del Sud, sceglie di astenersi dal praticare l'aborto "per motivi religiosi o personali, in un Paese - sottolinea il quotidiano - che culturalmente rimane a maggioranza cattolica".