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Mostro Foligno: Capoterra si ribella a presenza Chiatti, la Asl 'nessun pericolo'

Uccise i piccoli Simone e Lorenzo, Chiatti finisce la pena ma non torna libero

Luigi Chiatti
Luigi Chiatti
07 settembre 2015 | 14.09
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Proteste a Capoterra, nell’hinterland di Cagliari, per l’arrivo nella Residenza Esecuzioni Misure di Sicurezza della Asl 6 del ‘Mostro di Foligno’, Luigi Chiatti, 47anni, che dove dovrà scontare altri tre anni di sorveglianza speciale dopo aver scontato 21 anni di carcere per gli omicidi del piccolo Simone Allegretti, di 4 anni, e del 13enne Lorenzo Paolucci compiuti il 4 ottobre 1992 e il 7 agosto 1993.

Chiatti è stato trasferito in Sardegna due giorni fa dopo aver scontato 21 anni di carcere dopo la condanna a due ergastoli inflittagli dal tribunale di Perugia nel 1994. Ma a Capoterra si è scatenata la paura e gli abitanti del paese non lo vogliono, tanto che è stata creata la pagina facebook ‘Vogliamo il mostro di Foligno fuori dal nostro paese’ che in due giorni ha ricevuto 2000 ‘mi piace’.

Sulla pagina sono state postate tutte le notizie dei crimini di Chiatti e sono tanti i commenti all’appello degli amministratori della pagina che incitano la popolazione: “Facciamoci sentire, manifestiamo contro l'arrivo del mostro di Foligno”. E se dilaga la protesta a Capoterra, in Regione a Cagliari scoppia la polemica con un vertice in assessorato della Sanità sulle polemiche scaturite in questi giorni dopo l’arrivo in Sardegna di Chiatti. “La struttura è ad altissima scurezza e non c’è nessun pericolo di fuga”, spiega all’Adnkronos il responsabile del Dipartimento di Salute mentale della Asl 6 di Sanluri (Ca), Alessandro Coni.

“La struttura è attrezzata con i sistemi di sorveglianza più moderni ed efficaci studiati e concordati con le forze dell’ordine e sorvegliata da guardie giurate. I sistemi di sicurezza sono inimmaginabili, dei quali, per ovvie ragioni, non possiamo parlare per tutelare non solo la stessa sicurezza ma anche l’incolumità dei nostri ospiti”, prosegue Coni, psichiatra padre di numerose iniziative per il recupero dei malati, tra le quali una ‘passeggiata’ in Nepal.

Massimo riserbo non solo sulla presenza del ‘Mostro di Foligno’, ma anche sugli altri pazienti. Il clamore su questa vicenda sta disturbando non poco la tranquillità degli ospiti e degli operatori della Rems: “Ci sta mettendo in grave difficoltà”, dicono. Gli ospiti infatti vedono i giornali e guardano la tv e sentono la pressione sulla struttura, che è un’eccellenza e punto di riferimento nazionale. “E’ una struttura di altissimo profilo scientifico, la seconda nata in Italia – spiega Coni –, e ad altissima valenza terapeutica. Per quanto riguarda la parte clinica sono state messe in campo risorse nettamente superiori a quelle richieste dal Ministero della Salute. Ci operano 5 psichiatri, e non 2 come richiesto, e personale altamente specializzato, educatori esterni, e c’è un altissimo livello di sicurezza ed un altissimo livello terapeutico”.

Nessun pericolo di fuga dunque né per il ‘Mostro di Foligno’ né, tantomeno, per gli altri ospiti della struttura, inaugurata 3 mesi fa, e appunto,dotata dei massimi sistemi di sicurezza. Anche dai banchi della politica si levano numerose proteste sull’opportunità o meno del ruolo della Regione in questa vicenda.

“Ancora una volta – dice sulla sua pagina Facebook Anna Maria Busia, avvocato e consigliere regionale del Centro Democratico - abbiamo ricevuto l’ennesimo schiaffo dal governo di Roma e il ministero di Grazie e Giustizia risponde picche alle nostre richieste. Intanto i nostri 16 ‘pazienti’ restano ancora a Montelupo Fiorentino, sarebbero dovuti ritornare in Sardegna. Così non è stato".

Stesso parere di Antonio Satta, leader dell’Upc: "Nei fatti riscontriamo che la Sardegna continua ad essere considerata come possibile luogo di residenza per soggetti pericolosi. Quello di Chiatti non è il primo caso - continua Satta -. La Sardegna viene presa in considerazione per le carceri di massima sicurezza, ma non viene adeguatamente considerata per le politiche di sviluppo".

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