Fedeli, morbidi, affettuosi. E con pedigree. E' in continua crescita il numero di cani di razza nel nostro Paese. "Analizzando i dati ufficiali dell'Ente nazionale cinofilia italiana (Enci), scopriamo che, negli ultimi 10 anni, gli animali registrati sono cresciuti progressivamente anche negli anni della crisi economica. Nel 2005 i cani con pedigree erano 125.600, nel 2014 si è passati a 151.400. E se il preferito degli italiani rimane il Pastore tedesco, c'è stato un vero e proprio boom di Jack Russell e di American Staffordshire, mentre ci sono meno Boxer", spiega all'Adnkronos Salute Marco Melosi, presidente dell'Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi).
"In Italia - ricorda l'esperto - ci sono 6 milioni di cani. E supponendo che quelli nati nel 2005 possano essere in maggior parte ancora vivi, sarebbero circa 1,3 milioni quelli di razza, che rappresentano quindi circa il 20% dei quattrozampe presenti nelle nostre case. Parliamo sempre di cani registrati, per cui a queste statistiche sfuggono le cucciolate casalinghe, di cui non viene poi richiesto il pedigree".
Il cane più amato dai nostri connazionali "è sempre stato e rimane il Pastore tedesco, che negli ultimi 10 anni ha avuto un andamento stabile: a oggi sono 16.239 i soggetti iscritti all'Enci, mentre nel 2005 erano 16.000. Al secondo posto si piazza il Setter inglese con 13.030 cani: rispetto a 10 anni fa ce ne sono circa 3.400 di meno (erano 16.418), e questo è legato al fenomeno della caccia, di cui le nuove generazioni sono meno appassionate rispetto alle precedenti".
Al terzo posto, prosegue Melosi, "troviamo il Labrador Retriever (9.221 oggi e 6.683 nel 2005), con un buon incremento. Grande successo anche per il suo 'cugino' a pelo lungo, il Golden Retriever: 6.036 cani presenti a oggi, 3.434 nel 2005, quindi quasi raddoppiati in 10 anni. Al quinto posto uno delle razze più di successo: il Jack Russell. Nel 2005 i soggetti iscritti erano 1.987 e oggi sono 5.587, quindi sono quasi triplicati. Al sesto posto una razza particolare, l'American Staffordshire, scelto spesso da giovani alla moda: nel 2005 erano 737, nel 2014 ben 4.103, un aumento di oltre cinque volte. E' quindi una delle razze che ha avuto la maggior crescita numerica".
Al settimo posto c'è "il Cane Corso (da 2.444 a 3.822), ottavo il Boxer (da 4.486 a 3.686, in calo), nono il Rottweiler (stabile, da 3.086 a 3.730). Decimo il Bassotto tedesco (da 2.068 a 3.234)".
Al di fuori della 'top 10', "il Cavalier King (in aumento da 471 a 1.377), il Bulldog francese (da 412 a 1.400, in sensibile crescita); in calo i Carlini (da 1.060 a 759), mentre sono raddoppiati i Border Collie, che per poco non rientrano fra le dieci razze più amate (da 1.500 a 3.000). Anche il Dogo argentino ha avuto un aumento: da 700 a 1.100. In calo il Mastino Napoletano e le altre razze da caccia, oltre al già citato Setter, i Pointer si riducono da 3.600 a 2.400 e i Breton da 6.300 a 3100".
"L'andamento delle iscrizioni al libro genealogico dell'Enci - commenta il presidente Anmvi - risulta in questo ultimo decennio in continua ascesa, a eccezione di lievi flessioni nel periodo 2008-2010, in cui è stata introdotta la norma che vieta il taglio di orecchie e code. Poi, anche le razze coinvolte da questo provvedimento hanno ricominciato a crescere. Evidentemente agli italiani non importa tanto l'aspetto estetico, quanto il carattere del cane che scelgono".
Questo il motivo per cui, sempre secondo il veterinario, c'è una costante maggiore propensione verso cani con pedigree: "Oltre al discorso delle mode, penso più che altro che si scelga un esemplare di razza quando si ha ben chiara la tipologia di compagno a quattrozampe che si vuole avere", soprattutto per quanto riguarda la taglia e il carattere, cosa che "con i meticci non è sempre possibile stabilire. Per chi ha necessità precise, quindi, dico perché no al cane di razza".
"Ma per tutti gli altri, per coloro che vogliono solo un cane, è d'obbligo un passaggio in uno dei numerosi canili italiani, dove ci sono oggi 150.000 quattrozampe in cerca di una famiglia. Prenderne uno - conclude - significa non solo fare una buona azione per l'animale, ma anche per la società che si sobbarca il costo del mantenimento di queste strutture. Si pensi che ogni cane costa circa 3 euro al giorno", quindi oltre 164 milioni di euro l'anno in totale.