Da qualche giorno sui social non si fa che parlare di lei, la temibile 'tassa sui condizionatori' che il governo Renzi avrebbe recentemente approvato e che costerebbe 'quasi 200 euro a famiglia' ogni anno. Un balzello talmente iniquo da scatenare non solo le ire degli utenti, ma anche l'indignazione del leader della Lega Matteo Salvini che proprio oggi, con un duro post su Facebook, ha tuonato contro il premier che "obbedisce a Bruxelles", chiedendosi se "..questi al governo secondo voi sono normali???". Ma quanto è reale il pericolo di essere tassati? A voler essere sinceri, non molto.
Un decreto sui condizionatori, in effetti, esiste. Ed esiste esattamente dal 16 aprile 2013 quando, con il decreto n° 74 firmato dall'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il governo Monti approvava il 'Regolamento recante definizione dei criteri generali in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici e per la preparazione dell'acqua calda per usi igienici sanitari, a norma dell'articolo 4, comma 1, lettere a) e c), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192', entrato poi in vigore il 12 luglio dello stesso anno.
All'epoca, quindi, il premier era a tutti gli effetti Mario Monti, ed è stato il governo Monti a trasformare una direttiva arrivata da Bruxelles in materia di condizionatori e caldaie, in legge. Non il governo Renzi, che non era in carica.
Ma cosa impone la direttiva? In sostanza, l'obbligo di un nuovo libretto d'impianto per caldaie e condizionatori - che siano appena acquistati o già presenti in casa -, modelli da scaricare e compilare a cura dei proprietari.
E per quanto riguarda l'imposta tanto temuta? Nel decreto è presente anche quella, ma la tassa - spiega il decreto - riguarda solo quegli impianti con potenza superiore ai 12 kw. Potenza che sostanzialmente riguarda una tipologia di condizionatori che si potrebbero definire a tutti gli effetti ad uso industriale. Per chiarire meglio, basti pensare che la media di kw dei condizionatori fissi in vendita nelle principali catene di elettrodomestici e normalmente presenti negli appartamenti o negli uffici varia dai 3 kw ai 6. E se qualcuno dovesse superare il tetto dei 12 kw, solo in quel caso allora il decreto impone non solo la compilazione del libretto, ma anche il controllo a cura di un tecnico specializzato cui spetta il compito di certificare i rapporti di efficienza energetica. E che per quel compito deve ovviamente essere retribuito: da qui la 'leggenda della tassa'. Allarme rientrato, quindi...almeno fino ai 12 kw.
Ma se non bastasse il buon senso, in serata arriva anche la precisazione del Ministero dello Sviluppo Economico. Nessuna tassa - spiega il Mise - sui condizionatori nelle abitazioni: la maggior parte degli impianti presenti nelle case degli italiani, infatti, non ha l'obbligo del libretto di impianto e manutenzione in quanto non supera la potenza di 12kW.
Il Mise ricorda che l'Italia ha introdotto, al fine di adeguarsi alle direttive europee, prescrizioni per il miglioramento dell'efficienza energetica nel condizionamento per tutelare l'ecosistema e favorire risparmio economico e competitività.
Quanto a impianti di maggior potenza installati presso gli esercizi commerciali, il ministero evidenzia che a fronte della spesa per la corretta manutenzione, vi sono importanti vantaggi. Infatti, oltre a garantire la sicurezza, la riduzione dei consumi per il miglioramento dell'efficienza comporta una riduzione della spesa per la bolletta energetica. Per quanto riguarda gli incentivi, sono comunque a disposizione dei cittadini e delle imprese diversi strumenti di agevolazione.
Renzi obbedisce a Bruxelles, arriva la "tassa sui condizionatori".Ci vorranno libretto e bollino per gli impianti ad...
Posted by Matteo Salvini on Giovedì 23 luglio 2015