La Commissione petizioni della Comunità europea ha riconosciuto la procedura d'urgenza per la petizione al Parlamento Europeo per il riconoscimento dei diritti umani dei "caregiver familiari", consegnata a Bruxelles lo scorso 27 gennaio 'corredata' da oltre 30mila firme. Ad annunciarlo il Coordinamento famiglie disabili gravi e gravissimi tra i promotori della petizione che nel frattempo ha proseguito la raccolta di firme raggiungendo la cifra record di oltre 40mila.
Per il Parlamento europeo, quindi il riconoscimento dei caregiver in Italia è una questione "urgente". "Pertanto a breve, probabilmente subito dopo l'estate, saremo in aula a Bruxelles ad esporre le nostre richieste - annunciano i promotori - Se l'Italia, con mille scuse ma per interessi economici di pochi, continua a ‘snobbarci', l'Europa ci offre la massima attenzione. Questa è una grande vittoria per tutti noi caregiver familiari".
La petizione, che chiede il riconoscimento delle tutele previdenziali e giuridiche di chi assiste, in modo costante e continuativo, un familiare con disabilità, è stata presentata alla Comunità europea dopo che, nell'ottobre scorso, il Tribunale del Lavoro di Roma aveva respinto, per "vizio di forma", il ricorso dei caregiver familiari, che denunciavano, tra l'altro, l'incostituzionalità di questa lacuna legislativa nel nostro paese, unico in Europa.
Da qui, di fronte "all'assordante silenzio della politica italiana", la decisione di bussare alle porte del Parlamento europeo, per chiedere un intervento "nei confronti dello Stato italiano, per far si che anche per i Family caregiver italiani vengano rispettate politiche sociali di sostegno adeguate all'intensità del lavoro di cura cui sono sottoposti" e che "il Parlamento europeo approfondisca l'aspetto che vede lo Stato italiano stanziare fondi ingenti per gli Istituti di ricovero per persone con disabilità e di contro riservare somme minime e residuali al sostegno delle stesse persone a casa propria": questioni, queste, su cui il Parlamento europeo, evidentemente, si esprimerà presto, ritenendole appunto "urgenti".
"Un risultato importante - sottolinea all'Adnkronos Simona Bellini, presidente del Coordinamento famiglie disabili gravi e gravissimi - Curarsi di un proprio familiare gravemente disabile - è una scelta d'amore che DEVE essere sostenuta! Lo Stato italiano, invece, si rifiuta di riconoscere ai Caregiver Familiari anche i diritti umani fondamentali come quello alla salute, al riposo, alla vita sociale!"
Il Family Caregiver è colui che si prende cura in ambito domestico di un familiare non autosufficiente a causa di una severa disabilità, colui che a costo di non avere una vita propria, non intende istituzionalizzare il proprio caro per consentirgli di fare una vita dignitosa tra i propri affetti e nel proprio ambiente.
La petizione mira al riconoscimento dei diritti umani più elementari per i Family Caregiver , "attualmente e irragionevolmente negati, tra i paesi civili, solamente in Italia, quali quello al riposo, alla salute, alla vita sociale, in un contesto di moderna schiavitù sommersa, perpetrata quotidianamente proprio accanto a noi e di cui molti sono all'oscuro, indotta dalla costrizione operata da amministrazioni assenti e sotto la costante minaccia che le persone care possano restare senza alcuna assistenza".
Sono davvero tantissimi gli italiani che hanno in casa qualche persona con gravi disabilità che rendono necessaria un'assistenza amorevole e continua. Spesso si ritrovano da soli, senza nessun supporto da parte del servizio pubblico e delle istituzioni sanitarie troppe volte assenti.
In molti Paesi europei c'e' una diversa attenzione verso i 'family caregiver' , "in Italia, invece, vivono in uno stato di schiavitù, agli arresti domiciliari e privi di diritti umani fondamentali quali il diritto alla salute, al riposo, alla vita sociale. In pratica 'non esistono'".
La petizione al Parlamento europeo non è la prima iniziativa del Coordinamento nazionale famiglie di disabili gravi e gravissimi, che ha un gruppo Facebook con più di 8mila like. In passato si è battuto perché in Italia venisse approvata una legge per il prepensionamento di chi ha familiari con disabilità gravi. Negli ultimi vent’anni la legge è stata presentata più volte in Parlamento.
“Nel 2010 era anche stata approvata alla Camera – racconta Bellini – ma poi è stata bloccata in commissione Bilancio al Senato perché non hanno voluto garantire le coperture con un aumento delle accise sui superalcolici. Nonostante ciò la riforma Fornero ha successivamente aumentato l’età pensionabile anche per noi, senza prevedere alcuna forma di salvaguardia”.
Tra le altre ultime iniziati, in ordine di tempo, anche la richiesta di "Grazia" al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con una lettera aperta al Capo dello Stato, inviato lo scorso aprile, a pochi giorni dalla giornata di Martedì 7 Aprile, internazionalmente dedicata al “Lavoro Invisibile”: quello delle casalinghe, delle madri di famiglia e dei Caregiver familiari "invisibili tra gli invisibili", il Coordinamento ha voluto portare all'attenzione della massima carica dello Stato "la condizione in cui vivono alcune migliaia di cittadini italiani in un contesto di gravissima fragilità, totalmente abbandonati dal proprio Paese", chiedendo di "poter accedere all'istituto della Grazia, che solo il Presidente della Repubblica nel nostro Paese può concedere".
Relegati in una "condizione di arresti domiciliari pur senza aver commesso alcun reato", si sono rivolti al Capo dello Stato per chiedere che venga "restituita, ai nostri familiari e a noi stessi, quella libertà che ci è stata sottratta senza alcuna condanna né processo giudiziario".
Per i Caregiver in Europa, denuncia il Coordinamento, persino la Grecia fa di più. In Germania il sistema sanitario-assicurativo dà diritto a chi assiste un familiare disabile a contributi previdenziali garantiti, se dedica all’attività di assistenza più di 14 ore alla settimana, e a una sostituzione domiciliare in caso di malattia.
Forme di assicurazione contro gli infortuni e di previdenza sono concesse anche ai caregiver francesi, che in diversi casi hanno diritto pure a un’indennità giornaliera, e a quelli spagnoli, che in caso di interruzione del proprio lavoro mantengono la base contributiva dell’attività interrotta. Anche in paesi con un’economia più debole della nostra le tutele dei caregiver sono maggiori: in Grecia, per esempio, chi decide di dedicarsi alla cura del proprio caro ha diritto al prepensionamento dopo 25 anni di contributi versati.