La 'spedizione' fu convocata nel 2011 dopo che una ragazzina del quartiere aveva denunciato, mentendo, uno stupro da parte di alcuni "zingari", culminò con l’incendio del campo
Durante l’assalto al campo nomadi della Continassa del dicembre 2011 a Torino “la gente sembrava indemoniata. C’erano ragazzi, ma anche anziani e famiglie e non c’era nessuno che li organizzava”. Lo ha raccontato in aula uno degli otto imputati, Davide Moscatiello: “urlavano di tutto: zingari di m...dove bruciare” ha detto.
Secondo la procura Moscatiello, che allora era referente del gruppo ultras juventino ‘Bravi Ragazzi’, avrebbe almeno inizialmente aizzato la folla. La manifestazione, convocata dopo che una ragazzina del quartiere aveva denunciato uno stupro da parte di alcuni ‘zingari’ che poi si era rivelata una bugia, era degenerata fino all’incendio del campo rom. Moscatiello in aula ha sostenuto di aver appreso della bugia dalla telefonata di un agente della digos (che conosceva per le sue attività allo stadio) mentre il corteo partiva e di aver tentato di calmare gli animi senza riuscirci.
“Ero lì come altri come semplice cittadino del quartiere - ha sottolineato - Sono entrato nel campo quando c’erano solo piccoli focolai - ha spiegato - ma la mia unica preoccupazione era vedere se ci fossero dei bambini. Poi quando le fiamme sono aumentate e siamo usciti la folla stava applaudendo e mi sono arrabbiato".
La folla aveva anche tentato di bloccare i vigili del fuoco arrivati per spegnere le fiamme: "un carabiniere in borghese che era lì - ha detto Moscatiello - mi ha chiamato e chiesto di dare una mano a calmarli".
A quel punto è arrivato il fratello della ragazza, che aveva appena confessato ai carabinieri di essersi inventata la violenza: "allora lo abbiamo portato dalla folla a spiegare che lo stupro era una bugia” ha aggiunto l'imputato.