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Mafia: Cuffaro, su di me calunnie, lasciatemi finire di scontare pena in pace

01 giugno 2015 | 13.21
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"Trovo meschino e calunnioso quanto riportato su una persona che, rispettosa della giustizia, sta scontando la sua pena e sta vivendo all'interno di un carcere, privato della propria libertà. Mi rivolgerò all'autorità giudiziaria”. E' quanto scrive in una lettera, dal carcere di Rebibbia, l'ex Presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro che annuncia una querela nei confronti dei giornali che hanno scritto delle visite cosiddette 'sospette' e dei presunti favori in carcere nei confronti dell'ex Governatore, che sta scontando una pena a 7 anni di carcere per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Ci sarebbero diversi indagati, tra cui il sottosegretario Simona, Vicari dopo le visite in carcere. "Mi rivolgerò all'autorità giudiziaria per fare valere le mie ragioni e ho chiesto all'amministrazione del carcere di Rebibbia di valutare l'opportunità di fare altrettanto a tutela dell'immagine dell'istituito di pena e dell'operato dei suoi funzionari e agenti", scrive ancora Cuffaro.

"Sin dal primo giorno in cui mi presentai spontaneamente e per tutti i 1.620 giorni di detenzione non ho mai ricevuto né tanto meno chiesto favoritismi - scrive Cuffaro in una lettera affidata al suo legale, l'avvocato Maria Brucale - vivo in una cella 'da quattro' con altri detenuti dove abbiamo circa 2,70 metri calpestabili a testa e ho la possibilità di fare soltanto due telefonate al mese di 10 minuti ciascuna e solo quattro ore di colloquio mensili. Nonostante ciò, non mi sono mai lamentato e ho sempre vissuto la vita detentiva adeguandomi a ciò che mi veniva imposto". E ricorda: "Non mi è stato concesso neppure un permesso di 24 ore per far visita a mia madre malata che ha 92 anni".

E sulle visite dei parlamentari in carcere: "I parlamentari e le persone a loro seguito che fanno le visite nelle carceri sono sempre accompagnati da un funzionario dell'amministrazione (vice direttore) e dagli agenti di polizia penitenziaria; quando parlano con i detenuti gli agenti e il funzionario sono presenti e ascoltano la conversazione, ed intervengono interrompendo se si parla di argomenti non attinenti al carcere. Tutto ciò – precisa Cuffaro – è avvenuto in maniera più precisa e rigorosa nei miei confronti. È vero, ho ricevuto le visite di moltissimi parlamentari di quasi tutti i partiti, così come ho scritto nei miei libri, sono state solo e sempre brevi visite, dall'esclusivo ma pregnante significato e valore umano". "Quando si è nella sofferenza – scrive Cuffaro - ogni segno di umana sensibilità è sacro. Non ho mai parlato con nessuno della tutela del mio patrimonio, non avevo e non ho motivo per farlo. Quello che ho è frutto del mio lavoro e di quello di mia moglie, è tutto documentabile, non ho nulla da nascondere e meno che mai ho cose nascoste”. E conclude: "Essendomi stato tolto da oltre un anno il vitalizio, quello che ho lo sta usando la mia famiglia per vivere e pagare 500 mila euro in parte per risarcire la regione siciliana. Hanno scritto cose non vere, hanno speculato sul senso di umanità e hanno calpestato la mia dignità". "Chiedo soltanto di lasciarmi finire di scontare la mia pena in pace e spero si ponga fine a questa continua gogna mediatica", si sfoga.

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