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Cassazione: tutelare privacy di chi cambia sesso, comune risarcirà danni

E chi viola questo diritto paga, come nel caso del Comune di Comiso. Non è la prima volta che la Cassazione si pronuncia in materia (Leggi). I numeri del Saifip, servizio di adeguamento tra identità fisica e identità psichica dell’ospedale San Camillo Forlanini di Roma

Cassazione: tutelare privacy di chi cambia sesso, comune risarcirà danni
13 maggio 2015 | 17.09
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Va tutelata la privacy di chi cambia sesso. Diversamente, chi viola il diritto alla riservatezza è chiamato a risarcire i danni morali causati alla persona che ha cambiato identità sessuale. Lo intima la Cassazione, chiedendo di individuare "più efficaci e stringenti misure" soprattutto in un momento in cui "l'incessante progresso tecnologico, il perfezionamento (e la pericolosità) dei mezzi di comunicazione di massa e degli strumenti di raccolta di dati e notizie" ha dato vita a "gravissime aggressioni agli aspetti più intimi della personalità".

In questo modo, la Prima sezione civile ha convalidato un risarcimento danni pari a 75 mila euro nei confronti del comune ragusano di Comiso per i danni causati in seguito "all'illegittima divulgazione di dati attinenti al mutamento di identità sessuale". La vicenda riguarda un uomo che ha deciso di cambiare sesso, diventando donna e successivamente ha spostato la residenza. Il comune di origine aveva trasmesso a quello di destinazione tutto il fascicolo personale contenente i dati anagrafici e l'annotazione della sentenza di attribuzione del sesso, con la specificazione che la persona in questione aveva cambiato sesso.

Una "indebita diffusione di dati ipersensibili" venuti a conoscenza di terzi che avevano "attentato alla riservatezza della donna la quale affermava di avere subito gravi pregiudizi alla sua salute psichica, alla vita coniugale e alle relazioni in ambiente lavorativo". Da qui la condanna inflitta dal Tribunale di Ragusa, febbraio 2012, al comune di Comiso chiamato a sborsare 75mila euro per i danni causati alla persona che aveva deciso di diventare donna. Inutile il ricorso del comune di Comiso in Cassazione nel quale si faceva presente che ci si era limitati a trasmettere il fascicolo personale della diretta interessata affinché il nominativo venisse iscritto nelle liste elettorali del comune di destinazione.

La Suprema Corte ha bocciato la tesi difensiva del comune siciliano e ha osservato che "è pacifico che l'aggiornamento delle liste elettorali si configurasse come un'attività di rilevante interesse pubblico, ma è altrettanto evidente, come chiarisce con motivazione adeguata e non illogica il giudice di merito, che il comune di Comiso avrebbe dovuto rispettare scrupolosamente le prescrizioni della disciplina normativa" regolata dal Dlgs. 135 sui 'dati personali sensibili'".

Dunque, conclude piazza Cavour, "l'inadeguatezza nel trattamento dei dati al momento del trasferimento al comune e le modalità stesse del trasferimento costituiscono sicuramente comportamento illegittimo che ha contribuito alla determinazione del danno" lamentato dalla persona che ha deciso di cambiare sesso. Non è la prima volta che la Cassazione si pronuncia in materia. Come nel caso Bernaroli .

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