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Rom: docente romanì, d'accordo su chiusura campi lager, non siamo nomadi

Per Alexian Santino Spinelli, docente di Lingua e Cultura Romanì sono una forma di segregazione razziale: "Sono trent'anni che denuncio questa ghettizzazione". Dei 180mila rom e sinti, che vivono in Italia, 'solo' 40mila vivono nei campi. L'insegnante rivela:"Mio nipote gioca in serie B, ma deve nascondere le proprie origini".

Due ragazzini al campo nomadi di Tor de' Cenci (Infophoto)
Due ragazzini al campo nomadi di Tor de' Cenci (Infophoto)
08 aprile 2015 | 18.59
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"Chiudere i campi nomadi? Lo dico da trent'anni, sono dei lager. Salvini vorrebbe raderli al suolo, rom compresi, è ben diverso. Io sono per il superamento dei campi nomadi che rappresentano una forma di segregazione razziale". A dirlo all'Adnkronos è il rom italiano Alexian Santino Spinelli, musicista e compositore, poeta, saggista e docente universitario di Lingua e Cultura Romanì all'università di Chieti commentando le dichiarazioni del segretario della Lega Nord, Salvini.

"Smantelliamo subito tutti i campi - dice Spinelli - sono dei lager, anche perché noi non siamo nomadi. L'Italia è vista dal Vecchio Continente come il 'Paese dei campi' perché solo da noi c'è una tale ghettizzazione - aggiunge il docente universitario -. Affrontandola come una questione sociale, i rom sono diventati 'un problema' laddove noi siamo una grande ricchezza culturale. Sfido chiunque a citare un nome di un poeta rom, eppure ce ne sono tanti, ed è sulla conoscenza della nostra cultura che bisogna lavorare".

Tra i Paesi di maggiore integrazione, citati dal professor Spinelli, c'è la Spagna. "Lì l'integrazione è avvenuta a un livello molto alto e positivo, la cultura rom rappresenta la cultura spagnola, pensiamo per esempio al flamenco" spiega.

Dal rapporto dell'Associazione 21 Luglio emerge che dei 180mila rom e sinti, che vivono in Italia, 'solo' 40mila vivono nei campi. Da maggiorenne un 'figlio del campo', denuncia il documento, avrà sette possibilità su dieci di sentirsi discriminato. "E' il risultato della propaganda 'rom fobica' - conclude Spinelli -, migliaia di rom che si sono integrati devono nascondere le proprie origini. Io ho un nipote che gioca in serie B e non può dire di essere rom perché altrimenti verrebbe discriminato come altri grandi campioni sempre del mondo del calcio che in Italia nascondono le proprie origini".

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