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Minori: allarme cyberbullismo, aumentano i casi rilevati dalla Polizia Postale

Elvira D'Amato, vice questore aggiunto: "Dal 2010 a oggi sono 243 i minorenni denunciati ma in questo fenomeno il numero vero è il sommerso". Brambilla: "Bisogna introdurre una nuova fattispecie di reato"

(Infophoto) - INFOPHOTO
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08 marzo 2015 | 15.11
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Ragazzi derisi e sbeffeggiati sui social, ragazze filmate in atteggiamenti intimi e poi ricattate, molestie, ingiurie, minacce, fino all'aggressione reale poi 'postata' sul web. Il cyberbullismo ha molte facce con un unico comune denominatore: esporre la vittima e isolarla.

Il fenomeno è in aumento. Dal 2010 a oggi sono 243 i minori denunciati, 37 le vittime nella fascia d'età fino a nove anni, 84 nella fascia 10-13 anni, e 477 le vittime nella fascia che va dai 14 ai 17 anni. A fornire le cifre all'Adnkronos è Elvira D'Amato, vice questore aggiunto della Polizia Postale, direttore del Centro nazionale per il contrasto alla pedofilia online, con una premessa: "Si tratta di dati assolutamente parziali perché in questo fenomeno il numero vero è il sommerso". Di sicuro, spiega, "c'è una crescita di segnalazioni, quindi di sensibilizzazione, e un aumento della rilevazione dei casi".

La tipologia di reati va dallo stalking alla diffamazione online, ingiurie, minacce, molestie, via mail, sui social e telefoniche, e poi furto di identità digitale e diffusione di materiale pedopornografico. Le responsabili di sesso femminile sono in netta minoranza, intorno al 10%.

"C'è un'emergenza sociale per quanto riguarda i modelli di riferimento dei minori. Ci sono modelli violenti nei giochi, nella pubblicità e nei cartoni animati che inculcano una normalizzazione della violenza e che a lungo andare incidono" evidenzia D'Amato.

E il web "amplifica tutto. Sul video violento di un atto di bullismo, nel momento in cui viene postato e pubblicato in Rete, si viene a creare un'eco enorme e si ingenera un effetto a catena contaminante, emulativo e normalizzante". Un altro aspetto da considerare è poi il supporto della tecnologia per la diffusione dei video con "la portabilità dei social sui cellulari".

Per Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza, "il fenomeno ha raggiunto un livello emergenziale e quindi, a mio avviso, è necessario intervenire introducendo nel nostro ordinamento una nuova e ben definita fattispecie di reato: il 'bullismo, anche informatico'".

"L'ultima indagine di Telefono azzurro e Doxakids, pubblicata qualche tempo fa - sottolinea all'Adnkronos - contiene dati impressionanti: 2 ragazzi su 3 (39,2%) conoscono qualcuno che è stato vittima di cyberbullismo, 1 su 10 ne è stato vittima. Purtroppo il nostro ordinamento non prevede disposizioni specifiche per prevenire e contrastare in generale il fenomeno del bullismo, di cui quello informatico è una variante specifica, ed è tempo di colmare questa lacuna".

"Io - spiega - ho presentato una proposta di legge che introduce il reato di bullismo, ne definisce dettagliatamente le varie fattispecie e prevede una pena base da sei mesi a quattro anni per chiunque 'cagiona ad altri un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero ingenera in altri un fondato timore per la propria incolumità, ovvero costringe la vittima ad alterare le proprie abitudini di vita'. Se i soggetti attivi del reato hanno meno di quattordici anni, dovranno partecipare ad un piano di rieducazione fuori dall'orario scolastico".

Quali le misure di prevenzione? "La prevenzione si fa nella famiglia e nella scuola - sottolinea Brambilla - Moltissimo dipende dalla capacità dei genitori di creare e mantenere un contesto di ascolto e di dialogo con il minore. Ma al di là di quello che avviene entro le mura domestiche, credo sia venuto il momento di progettare, fin dai primi anni di scuola, veri e propri cicli di lezioni di 'educazione al rispetto della persona', la propria e quella altrui, e di 'educazione digitale', un 'manuale minimo' per districarsi tra gli scogli di internet e distinguere opportunità e rischi".

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