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Mafia: scoppia guerra all'ombra dell'antimafia, scintille tra Cimarosa e Ferraro

Ad innescare la miccia è un post di Giuseppe Cimarosa, che giovedì sera era ospite della trasmissione 'Servizio pubblico' di Michele Santoro

Elena Ferraro
Elena Ferraro
07 marzo 2015 | 16.36
LETTURA: 5 minuti

Scoppia la polemica all'ombra dell'antimafia in Sicilia. Da un lato Giuseppe Cimarosa, il cugino di Matteo Messina Denaro che di recente si è pubblicamente dissociato dal parente scomodo ed Elena Ferraro, la giovane imprenditrice di Castelvetrano, patria di Messina Denaro, che ha denunciato una tentata estorsione di un parente del boss latitante, primula rossa di Cosa nostra. Ad innescare la miccia è un post di Giuseppe Cimarosa, che giovedì sera era ospite della trasmissione 'Servizio pubblico' di Michele Santoro. "In riferimento alle polemiche che stanno nascendo al seguito delle mia presenza a Servizio Pubblico ci tengo a chiarire a chi non ne è al corrente , come stanno davvero le vicende che mi riguardano - scrive Cimarosa - Non voglio ribadire ciò che penso sulla mafia o sui mafiosi (anche quelli che mi sono parenti) perché mi pare di essere stato chiaro a tutti. Né tanto meno voglio ancora spiegare i motivi che mi hanno portato a maturare questa mia presa di posizione pubblica. Ma una cosa la voglio chiarire, una volta per tutte. La mia presa di posizione e la mia necessità di comunicarla a tutti non nasce con la Leopolda né tanto meno è legata a nessun partito o politico X . E' da un anno ormai che cerco di fare sentire la mia voce, che cerco di riscattare me stesso da cose che non dipendono da me. Furono alcune delle "attive e reali" dell'antimafia quelli a cui mi rivolsi per primi".

E spiega: "in particolare Liberafutura che l'unico consiglio che mi seppe dare era quello di tacere. Lo stesso mi consigliava Elena Ferraro un anno fa dopo avermi invitato alla sua clinica per un caffè. E molti altri a cui mi sono rivolto tra le lacrime e la disperazione chiedendo loro soltanto di guidarmi e farmi sentire utile per la causa (per farla semplice volevo trovare il mio riscatto e stando con "buoni"). Invece queste stesse persone dopo avere cercato di farmi tacere , mi hanno pure isolato, come se non esistessi, come se la mia storia fosse roba da poco". Immediata la replica di Elena Ferraro che, sempre su Facebook, risponde a Cimarosa: "Sono convinta e ribadisco che se vogliamo dimostrare serietà e coerenza a noi stessi e a chi ci osserva, dovremmo evitare di andare nei talk show. Io ho scelto di non spettacolarizzare un normale gesto di legalità e di denuncia a cui la nostra coscienza morale ci chiama a dover rispondere. È giusto prendere le distanze dal sistema mafioso ma, a mio avviso, lo si deve fare con sobrietà, coerenza ed onestà in pensieri, parole, opere e azioni".

Ma Cimarosa scrive ancora sul social: "Alcune volte mi hanno pure osteggiato agli occhi di molti che neepure mi conoscevano e che poi mi hanno raccontato. Mi hanno fatto sentire inutile. Ma per fortuna il mio carattere non mi permetteva di arrendermi ed ho cercato in tutti i modi di comunicare il mio messaggio, di lottare anche da solo, dato che chi già lottava non mi voleva al suo fianco.Quindi non mi stupirei se poi il "Santoro" della situazione fa della mia storia un caso".

"Perché è una storia forte, perché questa storia porta con se un messaggio potente, perché cela in esso anche un filo di speranza - scrive ancora Cimarosa - ma questo lo hanno capito tutti tranne chi invece di questo gesto poteva e ne aveva il dovere di farne davvero un arma preziosa". "Ora ci troviamo qui a scrivere di antimafia e di antimafiosi, di chi dice la cosa più arguta e più intelligente, di chi è più puro e onesto dell'altro quando invece basterebbe leggere le cose con la sola semplicità con cui sono scritte e vengono fatte. E la cosa grave è che mentre si disgregano queste energie, Matteo Messina Denaro sta ancora in giro per il mondo magari ridendo di ciò che sta accadendo o peggio ancora fregandosene altamente".

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