'Lectio' del presidente di Finmeccanica al Casd: ''Canali di grande distribuzione o reti cibernetiche sono infrastrutture critiche. Guardia alta contro la 'guerra del terrore', in un conflitto asimmetrico il nemico è accanto a noi''. Sinergia tecnologia-fattore umano, in uno scenario fluido è fondamentale prevenire minacce.
La Difesa è centrale nel sistema-Paese, e le dinamiche industriali non sono esenti da questo percorso di costruzione di un nuovo concetto di sicurezza nazionale. E' la sollecitazione che arriva dal prefetto Gianni De Gennaro, presidente di Finmeccanica, nella sua 'Lectio Magistralis' dal titolo 'Sicurezza ed interesse nazionale alla sfida della modernità', tenuta questa mattina a Palazzo Salviati, sede del Centro Alti Studi per la Difesa (Casd), per la cerimonia di apertura dell'Anno Accademico 2014/2015 del Casd, alla presenza del sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano, del capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, e del Direttore del Dis, ambasciatore Giampiero Massolo.
Oggi, ha rimarcato l'ex capo degli 007, il tema della sicurezza, della cultura della sicurezza, dell’industria della sicurezza e ''dell’intreccio fra i soggetti che producono sicurezza, sono al centro della difesa dell’interesse nazionale. La sicurezza, come tema-Paese e come tema dell’industria del Paese, diventa centrale come mai prima d’ora. La classe dirigente -ha scandito De Gennaro- deve prendere atto che la sicurezza fa parte di un processo produttivo vero e proprio e che si avvia a rappresentare la parte più moderna e tecnologicamente più avanzata di ogni Paese che vuole avere un ruolo da protagonista in un mondo globalizzato''.
Le infrastrutture critiche, ha sottolineato il presidente dei Finmeccanica, ''non solo più le basi militari, i porti e gli aeroporti, le centrali elettriche o le reti stradali, autostradali, idriche o di telecomunicazione devono essere difesi, ma anche i canali della grande distribuzione o le reti cibernetiche o la proprietà intellettuale di singoli o imprese nei settori più disparati (dall’agroalimentare alla moda, all’elettronica di consumo) possono diventare obiettivi sensibili dalla cui sicurezza può dipendere quella di ogni cittadino''.
''Proteggere e difendere questi assetti nell’ecosistema digitale -ha sottolineato De Gennaro- richiede uno sforzo, un impegno, un investimento non solo economico. Occorre innanzitutto riflettere, pensare a soluzioni, comprendere che non vi sono alternative e che, in Italia, siamo in ritardo rispetto ai nostri competitor''. Perciò, ha proseguito l'ex capo della Polizia, ''il Paese deve sapere che dovrà affrontare una vera rivoluzione culturale; guai a pensare che si tratti di un mero svilimento del concetto di sicurezza tradizionale quando invece questa ne è la chiave interpretativa più moderna''.
In tutte le stagioni della storia, ha sottolineato De Gennaro, ''il fattore umano, inteso come principale risorsa da destinare alla sicurezza, si è rivelato essenziale''. Da 40 anni al lavoro nel campo della sicurezza, l'ex capo della Polizia ha sottolineato: ''Il paradosso della nostra epoca sta in questo miscuglio di vecchio e di nuovo, di conflitti che traggono origine dalla storia dei popoli con il loro carico di rivendicazioni nazionali, etniche, religiose e la novità di guerre condotte in modo diverso dal passato, di guerre dal cielo e di guerre terroristiche, di nemici che un tempo erano stati amici. Nasce l'asimmetria del conflitto con tutto il suo armamentario di munizioni e di paure''.
''Emerge anche un radicalismo religioso che sembra irriducibile -ha avvertito De Gennaro- non è una guerra fra un 'noi' e un 'loro': è una guerra 'vicino a noi' come dimostrano gli ultimi attentati in Canada e quella voce impostata dello speaker londinese dell'Isis prima delle decapitazioni. Il nemico è accanto a noi -ha rimarcato De Gennaro- può essere uno di noi e così il mondo diventa terra di tutti e di nessuno. Lo scenario si complica enormemente, crescono i pericoli, si riducono le possibilità di governare i conflitti, anche quelli regionali e persino di piccole aree del mondo''.
Ma ''la forza da sola non basta a riportare equilibrio e a creare un nuovo ordine, brutto o cattivo che sia -ha sottolineato ancora De Gennaro nella sua 'Lectio' al Casd- e si avverte, invece, l’esigenza di dover fronteggiare il pericolo attraverso una cultura avanzata della sicurezza che sappia combinare tecnologia, antropologia, conoscenza del fattore umano, tempestività dell'azione: il tutto -ha sottolineato ancora De Gennaro- coniugato con la capacità di avvertire tempestivamente minacce tra di loro diversificate''.
Cambia quindi ''radicalmente la cultura della sicurezza. Non servono le vecchie spie e i microfoni nascosti di Le Carré -ha detto l'ex capo degli 007- ma servono invece macchinari intelligenti e sofisticati, ma anche studiosi di culture antiche; generali che sappiano guidare gli uomini alla battaglia ma anche parlare alla gente''. E ''serve soprattutto una riflessione profonda su cosa bisogna difendere e proteggere, su cosa sia davvero vitale e determinante per salvaguardare i nostri interessi diffusi. Cambiano quindi i tradizionali interpreti del sistema sicurezza e di conseguenza occorrono nuovi strumenti di difesa''.
De Gennaro non ha dubbi: ''I cambiamenti nell’ambito della tecnologia e dell’industria, impongono quindi una presa di coscienza e una conseguente capacità di adattamento alle nuove situazioni. È un percorso che vede coinvolti attori diversi: l’amministrazione pubblica, le forze armate, l’industria, i centri di ricerca; perché le implicazioni riguardano tutti''.
Il primo e più evidente esempio, ha proseguito De Gennaro, proprio in ragione dell’agilità e della flessibilità che oggi è richiesta per muoversi nel complesso ambiente strategico, ''consiste nel fatto che l’amministrazione della Difesa avrà sempre più bisogno di accedere a tecnologie che nascono sia in ambienti militari che in ambienti civili; la stessa amministrazione deve al contempo però preoccuparsi di superare le difficoltà laddove i processi di acquisizione spesso implicano pesanti procedure burocratiche e la rinuncia alla proprietà intellettuale, e tutto ciò scoraggia le aziende commerciali ad avvicinare il mondo della Difesa''.
Il cambiamento di scenario ''è in atto e non possiamo non accorgercene -ha rimarcato il presidente di Finmeccanica- la tecnologia si disperde al di fuori delle aziende che tradizionalmente ne erano le maggiori depositarie, ovvero quelle dell’aerospazio e difesa, ed alcuni Paesi emergenti stanno rapidamente colmando il divario tecnologico che finora li ha separati dal mondo occidentale''. Questo nuovo equilibrio tra mondo commerciale e mondo della difesa, e il rarefarsi dei confini tra i due, ''vuol dire che nuovi attori industriali entreranno in campo portando con sé nuove soluzioni tecnologiche, ma anche nuovi modelli organizzativi e gestionali, che potranno essere di beneficio agli attori tradizionali -siano essi l’amministrazione pubblica che il settore privato- a condizione che questi ultimi evitino di arroccarsi sulle loro posizioni e siano invece disponibili ad accogliere criticamente le novità positive, adeguandosi ad esse nella misura in cui queste potranno contribuire ad un necessario rinnovamento''.
Inoltre, ''una maggiore competizione, più aperta e a tutto campo, può avere importanti risvolti positivi sia per il versante della domanda -che dalla maggiore competizione può ottenere prodotti e soluzioni migliori e allo stesso tempo più economiche- sia per quello dell’offerta, perché competere costringe tutti a migliorarsi''. Perciò, ha tirato le somme De Gennaro, occorre ''stabilire una proficua collaborazione per creare insieme una diffusa e consapevole cultura della difesa e della sicurezza nell’opinione pubblica''.