La macchina, finita al centro dell'inchiesta della Procura di Bolzano che indaga sul marciatore altoatesino, è vietata in Italia, ma non in Spagna e Inghilterra. L'effetto è una perfetta simulazione dell'altitudine che stimola a comando la produzione di eritropoietina (Epo)
Un pieno di benzina nel motore degli atleti, soprattutto in quelli impegnati in gare di resistenza. E' l'effetto della tenda o macchina ipossica ora al centro dell'inchiesta della Procura di Bolzano che indaga sul marciatore Alex Schwazer. L'ex fidanzata dell'altleta, la pattinatrice Carolina Kostener, avrebbe infatti detto ai magistrati - come riportato da alcuni giornali - che l'altoatesino "avrebbe fatto ricorso all'uso di una tenda ipossica durante la notte".
Questa macchina, grazie a una mascherina, diminuisce la percentuale di ossigeno nell'aria respirata dallo sportivo, aumentando quella di azoto. L'effetto è una perfetta simulazione dell'altitudine che stimola a comando la produzione di eritropoietina (Epo). E come spiega all'Adnkronos Salute Dario D'Ottavio, referente del Consiglio nazionale chimici ed ex membro Commissione antidoping ministero della Salute, "questo effetto aumenta il numero di globuli rossi nel sangue e quindi la performance. Ma è un doping 'di serie C' rispetto ad altre sostanza. Anche se alla lunga l'uso di queste macchine può avere degli effetti sulla salute dell'atleta".
D'Ottavio, tra i promotori della pagina Facebook 'Antidoping: facciamo qualcosa - Io non rischio la salute', aggiunge che "l'uso di queste pratiche ipobariche e ipossiche è proibito in Italia, ma lecito ad esempio in Spagna e Inghilterra. Ci vogliono molte settimane per ottenere l'effetto desiderato, ma soprattutto è l'intermittenza nel loro uso che ne aumenta il vantaggio rispetto ad un ritiro ad alta quota".
"Quando si stimolano fattori di crescita come l'eritropoietina non si sa mai alla lunga come può reagire il fisico - avverte l'esperto - Anni fa decidemmo di vietare in Italia le macchine ipossiche perché sono tecniche che comportano un'esposizione dell'organismo a deficit di ossigeno. Un strada che può essere un grave rischio per la salute dell'atleta. Purtroppo - conclude D'Ottavio - sono molto diffuse nel mondo dello sport, addirittura c'è chi ha cercato di vivere in un ambiente domestico ipossico. Mentre basterebbe allenarsi in montagna per un certo periodo".