Lo Speed Art Museum restituirà all’Italia un vaso in ceramica del IV secolo a.C. trafugato da Paestum. Il ritorno di questo cratere a calice a figure rosse rientra in un accordo pluriennale tra il museo statunitense e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che avvia una fruttuosa collaborazione culturale. Lo Speed ha proposto volontariamente il ritorno del reperto dopo aver ricevuto prove che ne suggeriscono lo scavo illecito e l’esportazione clandestina dall’Italia. "La restituzione da parte dello Speed Art Museum di Louisville del cratere a calice a figure rosse proveniente da Paestum – afferma il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini – permette il ritorno in Italia di un reperto che è parte del patrimonio culturale nazionale. Il prezioso calice, come sempre avvenuto in questa legislatura in simili casi, verrà al più presto destinato alla comunità da cui è stato sottratto”. Il cratere a calice fu realizzato a Paestum, antica colonia greca nell’Italia meridionale, verso il 350-340 a.C. Gli antichi greci utilizzavano simili crateri per miscelare il vino con l’acqua. La definizione 'cratere a calice' si riferisce alla forma del vaso, che rassomiglia al calice aperto di un fiore. Questo cratere a calice raffigura Dioniso, il dio greco del vino e del teatro, adagiato su un triclinare mentre gioca una partita a cottabo, sorta di tiro al bersaglio fatto con il vino rimasto in fondo a una coppa.
Lo Speed Art Museum acquistò il cratere a calice nel 1990 da Robin Symes Ltd., un commerciante d’arte basato a Londra specializzato in antichità. All’epoca Symes indicò di aver acquisito il cratere da un collezionista privato a Parigi. Nel 2015, lo Speed fu contattato da Christos Tsirogiannis, un assistente ricercatore impiegato nel progetto Tratta di Cultura dell’Università di Glasgow. Tsirogiannis fornì al Museo delle copie digitali di due fotocolor del cratere a calice, compresa una Polaroid sequestrata nel 1995 nel corso di una perquisizione dei carabinieri nel magazzino nel porto franco di Ginevra appartenente al trafficante di antichità Giacomo Medici. Medici fu condannato nel 2005 sulla base di un’accusa non correlata riguardo la ricettazione e l’esportazione illegale di beni archeologici. La fonte delle fotografie, il loro formato e le sembianze nelle immagini del cratere, incrostato di sporcizia, hanno dato conferma allo staff dello Speed della probabilità che il cratere sia frutto di uno scavo in violazione delle leggi italiane e internazionali riguardanti la proprietà e il rinvenimento di materiale archeologico. Subito dopo aver visto le foto, lo Speed ha contattato il Segretario Generale del Mibact a Roma.