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Shoah, il Memoriale italiano ad Auschwitz: storia di una 'deportazione'

Il Memoriale italiano ad Auschwitz
Il Memoriale italiano ad Auschwitz
25 gennaio 2016 | 12.31
LETTURA: 4 minuti

Un documentario della regista Silvana Maja ricostruisce e contestualizza le complesse vicende del 'Il Memoriale italiano ad Auschwitz', realizzato grazie alla sottoscrizione dei parenti dei deportati e alla collaborazione di alcuni intellettuali del Novecento, ora rimosso dal Museo di Auschwitz. Il Memoriale è un progetto architettonico di Lodovico Belgiojoso e del prestigioso studio BBPR di Milano. Venne collocato al primo piano del Blocco 21 di Auschwitz, una spirale all’interno della quale il visitatore camminava come in un tunnel. Rivestita da una tela composta da 23 strisce dipinte da Pupino Samonà, la spirale veniva attraversata dal visitatore che udiva la voce narrante di un testo di Primo Levi e la musica di Luigi Nono, 'Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz'. Nelo Risi contribuì alla realizzazione con la sua competenza di regista.

(Trailer del documentario)

Dopo il 1990, con la caduta del Muro di Berlino e dei blocchi sovietici, i memoriali di Auschwitz dei vari paesi sono stati sottoposti a revisione e la direzione del Museo ha chiesto all'Aned di realizzare un Memoriale illustrativo, con foto dei deportati, tabelle e numeri da sostituire all'opera di Belgioioso. In pochi mesi bisognava portar via 'la spirale' altrimenti la direzione l'avrebbe fatta smantellare e distruggere per installare un nuovo memoriale.

L'Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) non ha accettato l'idea di lasciar distruggere l'opera e ha chiesto ai Governi italiani che si sono succeduti nel tempo di intervenire per fermare lo sfratto, tanto più che il Museo di Auschwitz, dichiarato patrimonio dell'umanità dell'Unesco, non è una proprietà del governo polacco. Purtroppo, alla fine, il Memoriale è stato sfrattato.

A quel punto, grazie alle pressioni di Aned, il Ministero dei Beni culturali ha autorizzato l'Istituto centrale del Restauro e l'Opificio delle Pietre dure di Firenze di realizzare lo smontaggio dell'opera per rimuoverla dal Museo. L'Aned ha poi ottenuto, dalla Regione Toscana e dal Comune di Firenze, la possibilità di accogliere la spirale in un edificio adatto, collocato in una zona popolare di Firenze per farne un museo tecnologico e all'avanguardia per i giovani.

La regista Silvana Maja ha seguito le fasi di smontaggio dell'opera all'interno del Blocco 21 nel campo di Auschwitz ed ha intervistato i principali attori della vicenda, realizzando un documentario che ricostruisce e contestualizza le complesse vicende di questo monumento fino alla 'deportazione'. Il filmato si ferma qui per raccontare, in una successiva seconda parte, l'arrivo dell'opera a Firenze e la sua collocazione nel nuovo spazio dove vivrà una seconda vita.

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