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Mantegna, Tintoretto, Rubens e altri capolavori: a Verona maxifurto al museo

(Foto dal sito del museo di Castelvecchio)
(Foto dal sito del museo di Castelvecchio)
20 novembre 2015 | 16.39
LETTURA: 6 minuti

"Sono state rubate 17 opere tra le quali 11 capolavori". Lo ha detto all'Adnkronos Paola Marini, la direttrice dei Musei Civici di Verona a proposito della rapina al Museo Civico di Castelvecchio. Ieri sera, infatti, "nell'orario di chiusura del Museo, tra le 19,30 e le 20,00", tre uomini armati e a volto coperto sono entrati e hanno rubato importantissimi dipinti di Pisanello, Mantegna, Tintoretto, Rubens, Bellini, de Jode, Caroto e Benini. Tra questi, 11 capolavori della storia dell'arte".

''Un furto su commissione, miratissimo. Non può essere diversamente, viste le modalità. Hanno rubato 17 opere, di cui 11 di grande valore: Mantegna, Tintoretto, dei Pisanello ma anche Rubens. Qualcuno gli ha detto esattamente cosa prendere e visto che si tratta di opere molto conosciute, immagino che finiranno in qualche collezione privata''. Così il sindaco di Verona, Flavio Tosi all'Adnkronos sul colpo grosso messo a segno . ''Sono dei professionisti veri, hanno agito nell'unico momento in cui potevano farlo - racconta Tosi - verso le 19.30 quando il Museo stava per chiudere e gli allarmi non erano ancora attivi. Hanno trovato la guardia giurata e la custode nell'ingresso mentre si accingevano a fare il solito giro prima della chiusura. Li hanno immobilizzati, poi si sono trascinati dietro la guardia giurata nel tour delle sale per staccare le opere. Hanno agito in maniera mirata, andavano a colpo sicuro, sala per sala sapendo cosa prelevare. Al custode sono parsi stranieri, per qualche parola che si sono lasciati sfuggire anche se tra loro non hanno mai parlato. Alcune opere le hanno scorniciate, altre no, poi le hanno portate via utilizzando la macchina della guardia giurata''. ''Ho saputo la notizia verso mezzanotte dalla dirigente del Museo, la dottoressa Marini e all'una di notte ero lì. Ora si sta cercando con le immagini delle sale di ieri e delle telecamere della zona di ricostruire quello che è avvenuto nei gironi precedenti. Sicuramente avranno fatto sopralluoghi e appostamenti''.

"Non escluderei un atto dimostrativo jihadista, perché questo furto è una vera e propria mutilazione di un museo al quale sono stati tolti 17 capolavori fondamentali della sua collezione", dice all'Adnkronos Vittorio Sgarbi, che definisce la rapina di ieri sera al Museo Civico di Castelvecchio "un vero disastro per l'arte italiana". "Solo un deficiente ruba quadri simili che sono invendibili - afferma Sgarbi - e questo lascia supporre che si tratti o di un furto messo a segno per chiedere riscatto, o di un atto dimostrativo di tipo jihadista, anche per la mutilazione fatta ai danni del Museo. Mi rendo conto - sottolinea - che oggi è facile dirlo perché siamo suggestionati dai fatti di Parigi, ma non si può escludere. In ogni caso - conclude - è certamente uno dei furti più gravi della storia dell'arte italiana".

"Non mi pare un furto commissionato da un raffinato collezionista. Sembra piuttosto che chi abbia rubato si sia basato sulla guida del museo, portando via i grandi capolavori della collezione, invendibili sul mercato. Come se agli Uffizi si rubasse 'La Primavera' di Botticelli. E' certamente il furto più grave della storia dell'arte italiana", afferma all'Adnkronos Tomaso Montanari, storico dell'arte. "Certamente è un furto d'arte da 'turismo di massa' - sottolinea lo studioso - perché sono state rubate opere da cartolina, ma è anche il più grave della storia dell'arte italiana. E' vero che c'è stato il furto del Velazquez alla Galleria Estense di Modena, o quello del Caravaggio a Palermo, ma in questo caso sono state portate via molte opere. Adesso giustamente il sindaco Tosi si straccia le vesti, ma invece di proporre la copertura dell'Arena o il museo della tomba di Giulietta, un sacco di sciocchezze pop, perché non pensa alla sicurezza vera, con più guardie giurate per un museo come quello di Castelvecchio?".

Montanari infine fa notare che "in Italia non esiste una tutela penale dei beni culturali, tema su cui lavora Gianni Melillo capo di gabinetto del ministro Orlando. Né il Codice dei Beni culturali, né il Codice penale prevedono un reato specifico per un furto di opere d'arte. Se infatti - sottolinea lo storico dell'arte - questi signori venissero presi, oltre al reato di rapina a mano armata non gli si potrebbe contestare altro. In Italia esiste il reato di disastro ambientale ma non quello di disastro culturale. Quindi - conclude - rubare un sacco di patate o un sacco di Mantegna per la nostra legge è la stessa cosa".

L'elenco delle opere rubate - Cinque quadri del Tintoretto, un Mantegna, la celebre 'Madonna della quaglia' di Pisanello, un Rubens e un Bellini. Sono in tutto 17 le opere d'arte rubate nel colpo messo a segno, giovedì sera, nel Museo di Castelvecchio di Verona.

Ecco l'elenco delle opere trafugate, fornito dal comune di Verona: Antonio Pisano detto Pisanello, Madonna col bambino, detta Madonna della quaglia, tempera su tavola; Jacopo Bellini, San Girolamo penitente, tempera su tavola; Andrea Mantegna, Sacra Famiglia con una santa, tempera su tela; Giovanni Francesco Caroto, Ritratto di giovane con disegno infantile, olio su tavola; Giovanni Francesco Caroto, Ritratto di giovane monaco benedettino, olio su tela; Jacopo Tintoretto, Madonna allattante, olio su tela; Jacopo Tintoretto, Trasporto dell’arca dell’alleanza, olio su tavola; Jacopo Tintoretto, Banchetto di Baltassar, olio su tavola; Jacopo Tintoretto, Sansone,olio su tavola; Jacopo Tintoretto, Giudizio di Salomone, olio su tavola; Cerchia di Jacopo Tintoretto, Ritratto maschile, olio su tela; Domenico Tintoretto, Ritratto di Marco Pasqualigo, olio su tela; Bottega di Domenico Tintoretto, Ritratto di ammiraglio veneziano, olio su tela; Peter Paul Rubens, Dama delle licnidi, olio su tela; Hans de Jode, Paesaggio, olio su tela; Hans de Jode, Porto di mare, olio su tela; Giovanni Benini, Ritratto di Girolamo Pompei, olio su tela.

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