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Biennale: Ravasi, Padiglione Santa Sede punta a nuovo connubio arte-fede

"Abbiamo scelto l'inizio assoluto del Nuovo Testamento, una frase che si trova in apertura del Prologo del Vangelo di Giovanni 'In principio era il Verbo', e abbiamo voluto unire ad essa l'ultimo versetto ideale 'Il Verbo si è fatto carne'", ha spiegato il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura

'Arche-types' di Marika Bravo, artista che sarà esposta nel padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia
'Arche-types' di Marika Bravo, artista che sarà esposta nel padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia
09 aprile 2015 | 18.42
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"Si sono compiuti almeno due divorzi nel secolo scorso: il primo è tra l 'arte e la religiosità che sono andate su strade diverse. La religiosità si è adattata a moduli ripetitivi e stereotipi e l'arte ha percorso strade completamente aliene rispetto ai simboli tradizionali. Il secondo è stato quello tra l'arte alta e colta e il popolo, tanto è vero che a volte l'arte colta sembra troppo autoreferenziale. Vorremmo ricondurre ancora ad un connubio sia l'arte e la fede sia l'arte e la fruizione popolare". E' con queste parole che il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e commissario del Padiglione della Santa Sede, ha presentato oggi il Padiglione della Santa Sede alla Biennale Arte 2015 'In Principio...la Parola si fece carne'.

Quella di questa edizione è la seconda partecipazione della Santa Sede alla Biennale d'Arte di Venezia: quest'anno si passa dal riferimento alla Genesi dell'edizione 2013 al Prologo del Vangelo di Giovanni.

"Abbiamo scelto - ha evidenziato Ravasi- l'inizio assoluto, quasi ideale, del Nuovo Testamento, una frase che si trova in apertura del Prologo del Vangelo di Giovanni 'In principio era il Verbo'. E abbiamo voluto unire ad essa l'ultimo versetto ideale 'Il Verbo si è fatto carne'. C'è una contrapposizione fondamentale, che vogliamo esprimere anche attraverso l'arte, tra il logos, che è eterno e perfetto, e la carne che è caduca e mortale, fragile . Una contrapposizione che è in un certo senso la rappresentazione della nostra storicità".

Curato da Micol Forti, allestito dall'architetto Roberto Pulitani, e costato circa 400mila euro coperti dagli sponsor, il Padiglione presenterà in particolare tre giovani artisti, provenienti da paesi diversi, aprendosi alla multiculturalità: Monika Bravo (1964) nata e cresciuta in Colombia, che oggi vive e lavora a New York; la macedone Elpida Hadzi-Vasileva (1971), che attualmente vive a Londra; il fotografo Mario Macilau (1984), nato e cresciuto a Maputo, in Mozambico, dove vive.

"Ciò che abbiamo cercato di fare - ha osservato Micol Forti- è mettere in luce la diversità delle espressioni. L'arte prende vita attraverso i linguaggi più diversi e la contemporaneità è testimone di quanto ricco sia il panorama internazionale".

"La colombiana Bravo lavora attraverso delle immagini video naturali e le fa dialogare attraverso la parola del Vangelo di Giovanni. Vasileva usa, invece -prosegue Forti- materiali organici scartati che diventano nuovi tessuti e nuovi ricami. L'elemento rifiutato, così, torna ad essere una nuova bellezza e torna ad avere una nuova funzione".

Infine, ha spiegato Forti, Mario Macilau, giocando col tema della reincarnazione "ci impone di riflettere su uno dei problemi più gravi della nostra società, cioé la distrazione. Il fotografo racconta la vita dei ragazzi di strada, costretti lasciare le loro famiglie, che vivono in quartieri dove i nostri sguardi non arrivano. Puntiamo qindi sui giovani e sulla sensibilità femminile".

"La Biennale - ha detto Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia- ha lo scopo di dilatare la sensibilità, di dischiudere nuovi modi di percezione e visioni. Siamo contenti che la Santa Sede abbia deciso di partecipare al dialogo sull'arte che si sviluppa attraverso di noi. La Biennale si misura con le fratture di questo tempo, chiamando a raccolta la storia ma confrontandosi con il presente".

Il Padiglione, che verrà inaugurato il prossimo 8 maggio, potrà avvalersi di un account twitter e di una app che consentiranno ai visitatori di essere in contatto con le creazioni tramite pc, tablet e smartphone. Ancora un accenno alla destinazione finale dei lavori dopo la conclusione della Biennale. Le opere di Monica Bravo e Mario Macilau saranno donate al Pontificio Consiglio della Cultura che le girerà ai Musei Vaticani. La creazione di Vasileva, invece, verrà restituita all'artista che donerà due sue opere al pontificio Consiglio, che le donerà ai musei Vaticani.

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