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Scrittori: è morta Assia Djebar, icona dell'emancipazione femminile nell'islam

La scrittrice algerina di lingua francese è morta ieri sera in un ospedale di Parigi, dopo una lunga malattia, all'età di 78 anni. Era "Immortale di Francia" in qualità di membro dell'Académie Française. La sua famiglia intende rimpatriare il corpo in Algeria per il funerale

La scrittrice Assia Djbar
La scrittrice Assia Djbar
07 febbraio 2015 | 16.17
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La scrittrice algerina di lingua francese Assia Djebar, sostenitrice dell'emancipazione femminile nel mondo islamico, è morta ieri sera in un ospedale di Parigi, dopo una lunga malattia, all'età di 78 anni. Era "Immortale di Francia" in qualità di membro dell'Académie Française e da una decina di anni era candidata al Premio Nobel per la letteratura. La famiglia di Djebar intende rimpatriare il corpo della defunta in Algeria per il funerale.

Nata a Cherchell, in Algeria, il 30 giugno 1936, Assia Djebar (pseudonimo di Fatima Zohra Imalayen), è tra gli scrittori magrebini più conosciuti al mondo. Ha studiato oltre che nel suo paese anche in Francia (è stata la prima donna algerina ammessa all'Ecole Normale Supérieure di Parigi). In Italia si è affermata con "Donne d'Algeri nei loro appartamenti" (Giunti, 1988), al quale hanno fatto seguito molte altre opere narrative fra cui "L'amore, la guerra" (1985, Ibis 1995, Prix de l'Amitiè franco-arabe 1985), "Ombre sultane" (1987, Baldini Castoldi 1999, Literatur Prize 1989), "Lontano da Medina" (1991, Giunti 1993), "Bianco d'Algeria" (1996, Il Saggiatore 1998), "Nel cuore della notte Algerina" (Giunti 1998, Marguerite Yourcenar Prize of Literature 1997). Dalla fine degli anni Settanta ad oggi ha scritto e realizzato due lungometraggi: "La Nouba des femmes du mont Chenoua" (1978), vincitore nel 1979 del Premio internazionale delle arti alla Biennale del Cinema di Venezia, e "La Zerda ou le chant de l'oubli" del 1982.

Nel 2000 ha ricevuto il Premio della Pace ed il Teatro di Roma ha prodotto il suo dramma musicale "Figlie di Ismaele nel vento e nella tempesta" (Giunti 2001). Il 16 giugno 2005 Assia Djebar viene eletta all'Académie Française e nel gennaio 2006 riceve il premio Grinzane Cavour a Torino. Particolarmente interessante per capire la genesi della sua scrittura "Queste voci che mi assediano" (Il Saggiatore 2004). (segue), che è stato presentato nell'ambito di "Dedica 2004", il festival letterario di Pordenone. Dopo aver partecipato al movimento di liberazione dell'Algeria contro la potenza coloniale francese, Assia Djebar ha insegnato in vari paesi, e si è imposta come narratrice di lingua francese, raccontando i temi propri del suo mondo d'origine: scelta questa che le è costata un perenne rapporto di amore/conflitto con il suo paese.

Il suo primo libro, "La Soif" (1957), scritto in francese, come tutta la sua opera, le ha guadagnato l'accusa di antipatriottismo dopo l'indipendenza dell'Algeria; seguono "Les Impatients" (1958) e "Les enfants du noveau monde" (1962), tutte centrate sul tema della guerra, dell'indipendenza nazionale e del rapporto tra liberazione e vita patriarcale. Il tema della ribellione femminile verso il patriarcato è stato esplorato soprattutto in "Les Alouettes Naìves" del 1967. All'impegno narrativo ha affiancato la poesia, la saggistica, la drammaturgia la scrittura e la regia di opere documentaristiche e cinematografiche. Il suo ritorno alla narrativa data al 1980, con "Les femmes d'Alger dans leur appartement", "L'amour, la fantasia" (1985), "Ombre Sultane" (1987), "Loin de Mèdine" (1991) e "Vaste est la prison" (1995). Ha ricevuto il Premio Neustadt per il contributo alla letteratura mondiale nel 1996; il Premio Yourcenar nel 1997 e, alla Fiera di Francoforte del 2000, il Friedenpreis des Deutschen Buchhandels (il prestigioso Premio per la pace). Dal 1997 è stata professore alla Louisiana State University e direttore del Centro di studi francesi e francofoni della stessa Università e poi ha insegnato lingua e letteratura francese alla New York University.

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