Lo sostiene il presidente dell'Osservatorio siriano per i Diritti umani, Rami Abdel Rahaman, interpellato da Aki-Adnkronos. "Nessuna notizia" invece sulle ragazze italiane scomparse sei mesi fa
Padre Paolo Dall'Oglio, scomparso il 29 luglio dello scorso anno in Siria, sarebbe "vivo e detenuto in un carcere dello Stato islamico" (Is) nella provincia di Aleppo. E' quanto sostiene il presidente dell'Osservatorio siriano per i Diritti umani, Rami Abdel Rahaman, interpellato da Aki-Adnkronos sulla sorte del gesuita le cui tracce si sono perse a Raqqah, roccaforte del 'califfato' nella Siria settentrionale.
Abdel Rahaman ha invece affermato di "non avere alcuna notizia" riguardo le due giovani italiane Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, rapite anche loro in Siria quasi sei mesi fa mentre seguivano progetti umanitari ad Aleppo.
Il presidente dell'ong con sede a Londra ha spiegato di aver appreso da fonti vicine all'Is che Dall'Oglio, il cui rapimento non è mai stato rivendicato, "è stato trasferito in un sobborgo della provincia di Aleppo, in una zona controllata dai jihadisti" dell'Is.
Secondo Abed Rahaman, sarebbero in corso "trattative complesse per il suo rilascio, con una richiesta di riscatto spropositata". Per questo, le trattative "si interrompono e poi riprendono" di frequente, ha detto l'attivista, che non ha voluto rivelare chi le conduca.
"Abbiamo inoltrato da tempo la richiesta di una prova ai suoi rapitori - ha continuato - ad esempio un video del religioso, ma non ci è mai stato consegnato alcunché".
A fine luglio, a un anno della scomparsa, la famiglia del gesuita italiano ha rivolto un appello ai rapitori, chiedendo di "avere la dignità di farci sapere della sua sorte". "Vorremmo riabbracciarlo, ma siamo anche pronti a piangerlo", dicevano i familiari.