Così Mehmet Gormez alla vigilia dell'arrivo ad Ankara di Papa Francesco. "E' inaccettabile che qualcuno venga sottoposto alla violenza e al terrorismo per la sua religione o per la sua setta", dice.
"Inaccettabili". Così il Gran Mufti di Turchia, Mehmet Gormez, definisce le persecuzioni ai danni dei cristiani e delle minoranze religiose in Iraq, in Siria e in altri paesi musulmani. In un'intervista rilasciata ad Aki-Adnkronos International alla vigilia della visita di Papa Francesco in Turchia, Gormez, che guida la Direzione Affari religiosi (Diyanet), massima autorità religiosa turca, dice che "separare un popolo da un altro sulla base dell'appartenenza religiosa e settaria è un tradimento delle antiche tradizioni di questa zona".
Cristiani ed altre minoranze, secondo Gormez, "sono parte della nostra antica storia". "Da un punto di vista culturale - dice ancora il religioso - i popoli del Medio Oriente condividono la stessa sensibilità, nonostante le differenze etniche, religiose e settarie. Su molte questioni, la loro percezione è la stessa". E' quindi "inaccettabile - sostiene - che qualcuno venga sottoposto alla violenza e al terrorismo per la sua religione o per la sua setta".
"Nessuno può fondare questa crudeltà sull'Islam o sulla civiltà islamica - afferma Gormez - Queste azioni non possono essere giustificate da interpretazioni strette, perché queste interpretazioni non sono mai state considerate valide, in una prospettiva storica".
Per il Gran Mufti, "costringere queste minoranze religiose a emigrare è un fatto tipico dei tempi recenti e un esame attento mostra che c'è una volontà politica dietro queste azioni e non valutazioni religiose". "Il concetto di cittadinanza uniforme in questa zona è stato introdotto di recente", sottolinea Gormez, che invita ad "abbandonare" queste idee e lavorare perché ci sia un "ambiente basato sulla giustizia e sullo stato di diritto".
In questo senso, a suo giudizio, servirebbe un ordinamento che "porti la pace, con riferimento all'Islam, e che sia basato sulla morale del vivere insieme in un ambiente giusto".
"Le religioni - dice ancora il Gran Mufti - e le persone di fede non dovrebbero essere trascinate nelle guerre moderne basate sul petrolio, l'energia, il commercio e la politica, perché le guerre religiose hanno creato ferite profonde o inguaribili nelle società. Nella storia, le società che hanno sofferto di guerre tra religioni o di conflitti interreligiosi hanno avuto grandi difficoltà a ricostruirsi e prosperare".