'Frutto pressioni comunità locali e di una grande paura dell'Islam'
La scelta di alcuni paesi, come l'Ungheria, Cipro e Australia, di dare priorità ai profughi di fede cristiana è il risultato di una "strategia politica nazionale", frutto anche delle "pressioni" delle locali comunità cristiane e "nello stesso tempo, di una grande paura dell'Islam". Lo afferma ad Aki-Adnkronos International il vescovo caldeo di Aleppo, Antoine Audo, secondo il quale, "facendo questa scelta, i governi rispondono a queste due sfide politiche. Ma non si deve trattare la crisi dei migranti come un problema di contabilità".
Il vescovo, che è anche presidente della Caritas siriana, non risparmia critiche all'Occidente per come affronta la crisi in Siria e l'emergenza migranti ad essa collegata. "Da una parte gli Stati occidentali distruggono il nostro paese, per esempio con il commercio di armi, come numerose volte ha detto anche il Papa. Parlano di diritti umani, di democrazia, ma è solo propaganda - commenta scettico il gesuita - Dall'altro accolgono i cristiani per far piacere agli altri cristiani e per fare un atto di umanità".
Riferendo della situazione dei cristiani in Siria, Audo evidenzia come "l'atteggiamento della Chiesa, fin dall'inizio della crisi, è stato di fare di tutto per rimanere nel nostro paese e continuare la nostra testimonianza", perché in Siria i cristiani "hanno vissuto molto bene e hanno una storia".
"Ora con questa guerra c'è un terribile problema di insicurezza con le bombe, da Damasco ad Aleppo, che cadono su di noi. Inoltre non c'è più lavoro, ad Aleppo per esempio l'80% della popolazione è disoccupata", prosegue il gesuita, spiegando i motivi della fuga dei cristiani verso l'Occidente: "Inoltre tanti giovani sono minacciati con il servizio militare obbligatorio. Per queste ragioni la gente vuole partire".
"Io stesso faccio di tutto per aiutare le famiglie, gli anziani, ma se la gente non può più sopportare questa dura situazione ha la piena libertà di partire e di scegliersi il futuro. Il rischio però è che il paese si svuoti della presenza dei cristiani - conclude Audo - Non deve accadere quanto successo in Iraq".