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Turchia: partito curdo, soli contro il sistema ma non chiamateci Podemos/Aki

Intervista al candidato Ozsoy: "Siamo per la democrazia e appoggeremo Erdogan solo se cambia"

Dal sito di Hdp
Dal sito di Hdp
04 giugno 2015 | 17.24
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"L'unico partito turco contro il sistema e contro lo status quo". E' questa la definizione che dà del Partito popolare democratico (Hdp) un suo candidato di punta, il sociologo di formazione americana Hisyar Ozsoy. L'Hdp è l'outsider delle elezioni turche del 7 giugno, è un partito che piace ai giovani, è "per i diritti e per le libertà di tutti - dice Ozsoy in un'intervista ad Aki-Adnkronos International - è contro la politica repressiva e autoritaria di questo governo". "Ma attenti - precisa - a non fare facili paragoni con gli spagnoli di Podemos".

Fondato nel 2012 come promanazione di precedenti partiti curdi, l'Hdp è guidato da Selahattin Demirtas, 42enne avvocato per i diritti umani che ha dato al partito una connotazione sempre meno etnica e sempre più progressista, laica e liberale. E' l'unico partito ad aver messo nel programma i diritti delle donne e degli omosessuali, insieme a quelli di tutte le minoranze etniche e religiose. Propone un salario minimo di 1.800 lire turche (circa 605 euro). Ha nello statuto la copresidenza di un uomo e una donna. Nelle sue liste, una quota è destinata alle donne e compare anche il nome di Baris Sulu, primo omosessuale dichiarato a candidarsi per un seggio del parlamento di Ankara.

In queste elezioni, l'Hdp è la vera spina nel fianco del presidente Recep Tayyip Erdogan e del suo partito islamico Giustizia e Sviluppo (Akp). I sondaggi prevedono che riuscirà a superare la soglia di sbarramento del 10%, conquistando una cinquantina dei 550 seggi parlamentari e facendo svanire il sogno dell'Akp di raggiungere quei tre quinti necessari per modificare da solo la costituzione, introducendo il sistema presidenziale da tempo agognato dal 'sultano' Erdogan.

Demirtas - arrestato durante l'adolescenza per un tentativo di unirsi ai guerriglieri curdi del Pkk e oggi carismatico e posato leader del partito turco forse più moderno - nei giorni scorsi è stato netto e ha chiarito che l'Hdp non farà mai da spalla all'Akp e non lo appoggerà né in un governo di coalizione né dall'esterno. Su questo punto Ozsoy, che oltre a insegnare sociologia nel Michigan ha un passato da consigliere politico del comune di Diyarbakir (la capitale di fatto del 'Kurdistan turco'), appare più possibilista.

"Non governeremo mai con l'Akp - dice - se non cambierà atteggiamento. Noi chiediamo democrazia per tutti, loro attuano una politica repressiva. Ma se si impegneranno a cambiare e a proporre un programma democratico, allora valuteremo" possibili forme di appoggio. Secondo alcuni sondaggi, l'Akp rischia addirittura di non riuscire a governare da solo, per la prima volta dal 2002. "E' presto per parlare di possibili coalizioni", dice Ozsoy, che però non esclude neanche un'alleanza di governo - per quanto improbabile - con il principale partito di opposizione, il Partito repubblicano popolare (Chp). "Va bene ogni governo - dice - che promuova la democrazia e sia contro lo status quo. E' tutta una questione di diritti".

La possibilità di un successo decisivo alle elezioni ha spinto molta stampa a paragonare l'Hpd a Podemos, fresco di vittoria alle elezioni locali spagnole. "Come loro - commenta Ozsoy - siamo contro il sistema. Come loro, vogliamo dare voce a tutti, anche ai più deboli. Ma le similitudini si fermano qui". "L'Hdp - argomenta - è ideologicamente diverso da Podemos", non essendo una forza anti-politica. Opera inoltre in un "contesto sociale ed economico molto diverso da quello spagnolo", essendo la Turchia un paese in forte crescita economica, nonostante la recente frenata, ma al contrario della Spagna molto indietro sul piano dei diritti sociali.

Da curdo, Ozsoy non nega che la questione curda resti prioritaria nel programma dell'Hdp. Nei giorni scorsi Demirtas ha garantito che il partito continuerà a impegnarsi nell'ambito del dialogo tra il governo e il Pkk, anche se non dovesse ottenere i risultati sperati alle elezioni, "perché non possiamo permettere che la guerra ricominci solo perché non siamo entrati in parlamento". Ma, secondo Ozsoy, che corre per un seggio a Bingol, nell'est, "finora il governo non ha dimostrato una vera volontà politica" di risolvere la questione.

"Che vogliano o no - precisa - la questione va affrontata, perché abbiamo visto che il metodo della repressione non serve e non giova a nessuno". La causa curda è la chiave anche con cui Ozsoy legge la crisi siriana e il modo in cui Erdogan la affronta. "Secondo noi - dice - l'Akp ha dimostrato di non essere sensibile alle dinamiche interne della Siria e ha fatto scelte controproducenti".

"Ma questo - precisa - non vuol dire che appoggiamo Bashar al-Assad, che da sempre attua politiche repressive soprattutto nei confronti dei curdi". La ricetta, per la Siria come per la Turchia, torna a essere quella per cui i curdi turchi combattono da tempo. "Bisogna mettere fine alla centralizzazione del potere - conclude Ozsoy - Questo deve essere il modello per tutto il Medio Oriente".

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