La richiesta avanzata dallo Stato islamico in Iraq e nel Levante (Isil) ai cristiani di Mosul di scegliere tra il pagamento della jizya, ossia la tassa di protezione dovuta dai non musulmani secondo la sharia, la conversione o l'abbandono della città "non fa parte dell'Islam".
La richiesta avanzata dallo Stato islamico in Iraq e nel Levante (Isil) ai cristiani di Mosul di scegliere tra il pagamento della jizya, ossia la tassa di protezione dovuta dai non musulmani secondo la sharia, la conversione o l'abbandono della città "non fa parte dell'Islam". E' quanto dichiara ad Aki-Adnkronos International il consigliere accademico del mufti d'Egitto, Magdi Ashour, il quale spiega che "l'Islam riconosce la cittadinanza e l'uguaglianza" tra tutti i cittadini.
"Questa organizzazione che si chiama Isil e di cui non conosciamo il fondamento fa appello a fare differenza di trattamento tra le nazioni, ma questo non è l'Islam, che è la religione della tolleranza e del benessere e di conseguenza non ha nulla a che fare con queste idee estremiste", sottolinea Ashour, secondo cui "questo gruppo terroristico vuole fare una distinzione tra comunità araba e islamica, ma non sappiamo quale sia la sua fonte".
A proposito dell'imposizione della jizya, il consigliere del mufti ricorda che "gli ulema hanno discusso la questione e hanno affermato che i cittadini devono essere trattati alla pari, che bisogna rispettare il diritto internazionale e che cittadini non musulmani sono uguali a noi". Quanto al fatto che l'Isil abbia segnato le case dei cristiani con la lettera araba 'n', che sta per 'nasrani', ossia 'cristiano' (plur. 'nasara'), Ashour ribadisce che "queste cose non fanno parte dell'Islam, soprattutto nelle moderne costituzioni islamiche, che respingono la discriminazione e si basano sull'uguaglianza tra i cittadini".