
(Aki) - "Il 70% del lavoro minorile in Giordania coinvolge bambini siriani". E' quanto ha dichiarato il primo ministro giordano, Abdullah Nsur, in occasione della conferenza dell'Organizzazione internazionale per il lavoro in corso a Ginevra. Il regno hashemita "attribuisce grande importanza a questo problema umanitario, che rappresenta un attacco ai piu' elementari diritti dell'uomo e alla dignita' dei bambini", ha detto Nsur, sottolineando che l'ingresso di centinaia di migliaia di profughi siriani in Giordania ha avuto un impatto "difficilmente stimabile" per le sue ripercussioni sul mercato del lavoro locale.
La prima conseguenza, ha spiegato il premier, e' "l'abbassamento dei salari", poiche' i rifugiati "accettano qualunque paga pur di lavorare" e questo ha generato delle "crisi sociali, soprattutto nelle aree in cui la concentrazione di profughi e' piu' alta. Ma il massiccio afflusso di manodopera siriana nel mercato del lavoro nero giordano ha avuto un impatto fortissimo sul problema della manovalanza minorile, per il quale Amman si batte nella convinzione che sia "diritto del bambino crescere in un ambiente sicuro, lontano dalla repressione e dalla poverta'".
Per Nsur "e' arrivato il momento che la comunita' internazionale si assuma le sue responsabilita'", in quanto "la crisi dei rifugiati siriani non e' causata dalla Giordania, ma si tratta di un problema internazionale che e' stato imposto al mio Paese, generando problemi sociali, finanziari ed economici come non se ne erano mai visti prima". Il premier ha ricordato che gli aiuti umanitari inviati da alcuni donatori "non bastano a coprire i costi che deve sobbarcarsi la Giordania per ospitare questi profughi" e in tal senso e' necessario che le istituzioni internazionali "forniscano in fretta ogni tipo di aiuto e sostegno per darci modo di offrire ai rifugiati un livello minimo di servizio umanitario, senza che il cittadino giordano venga danneggiato".